Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans2009

SCHEDA FILM

Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans

Anno: 2009 Durata: 121 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Werner Herzog

Specifiche tecniche:-

Tratto da:sceneggiatura di "Il cattivo tenente" (1992) di Abel Ferrara e Zoë Lund

Produzione:EDWARD R. PRESSMAN FILM, NU IMAGE FILMS, POLSKY FILMS, SATURN FILMS, MILLENNIUM FILMS

Distribuzione:01 DISTRIBUTION - DVD: 01 DISTRIBUTION (2010)

ATTORI

Nicolas Cage nel ruolo di Terence McDonagh
Val Kilmer nel ruolo di Stevie Pruit
Eva Mendes nel ruolo di Frankie Donnenfeld
Xzibit nel ruolo di Big Fate
Fairuza Balk nel ruolo di Heidi
Jennifer Coolidge nel ruolo di Genevieve
Brad Dourif nel ruolo di Ned Schoenholtz
Michael Shannon nel ruolo di Mundt
Shawn Hatosy nel ruolo di Armand Benoit
Shea Whigham nel ruolo di Justin
Denzel Whitaker nel ruolo di Daryl
Irma P. Hall nel ruolo di Binnie Rogers
Vondie Curtis-Hall nel ruolo di James Brasser
Tom Bower nel ruolo di Pat McDonough
Brandi Coleman nel ruolo di Yvonne
Lance E. Nichols nel ruolo di Isiah Patterson
Katie Chonacas nel ruolo di Tina
Marco St. John nel ruolo di Eugene Gratz
Brandy Moon nel ruolo di Moglie di Duffy
 
 

SCENEGGIATORE

Finkelstein, William M.
 

MUSICHE

Isham, Mark
 

MONTAGGIO

Bini, Joe
 

SCENOGRAFIA

Corbett, Toby
 

COSTUMISTA

Newell, Jill

TRAMA

Terence McDonagh, tenente della Squadra Omicidi del Dipartimento di Polizia di New Orleans, dopo essersi rimesso da una difficile operazione per un grave infortunio alla schiena ha sviluppato una grave dipendenza ad antidolorifici e cocaina. Chiamato ad indagare sul massacro di una famiglia di immigrati africani, Terence trova un testimone oculare, il giovane Daryl, che però deve proteggere dal probabile responsabile degli omicidi, lo spacciatore Big Fate, mai processato per via della sua propensione a uccidere i testimoni. Mentre cerca di proteggere Daryl, incastrare Big Fate e conciliare la tossicodipendenza con il ruolo di poliziotto, Terence dovrà anche prendersi cura della sua ragazza, la prostituta Frankie, che si trova in grave pericolo a causa di un cliente...

CRITICA

"Grandi ritorni, gran divertimento. Come tutti i divi a intermittenza, Nicolas Cage non ha vie di mezzo. Se il film è una patacca, non sarà certo il suo talento a salvarlo, queste sono prodezze riservate ai grandi attori. Ma se l'insieme ha sostanza e stile ('Via da Las Vegas', 'Face/Off'), ci si può anche stupire. Vedere per credere il 'Bad Lieutenant' rifatto da Werner Herzog in tutta libertà. Sulla carta si temeva il peggio. Le manie religiose di Abel Ferrara sono lontane dal materialismo impassibile di Herzog e dal suo gusto per i mondi chiusi e i personaggi ossessivi. Ma il regista di 'Aguirre furore di Dio' ha anche un debole per l'estremo e i peccatori che sfidano il Padreterno. E questo detective della squadra omicidi di New Orleans è una specie di campione mondiale di eccessi e carognerie, con un imprevedibile risvolto morale e una fortuna così sfacciata che altri parlerebbero di grazia scesa dal cielo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 05 settembre 2009) "Chi invece non sembra all'altezza del suo nome è il cattivo tenente che Werner Herzog ha portato in concorso al Lido. Le polemiche sul possibile o impossibile remake del 'Cattivo tenente' di Ferrara si sono dissolte dopo le prime scene: tanto il film con Harvey Keitel era cupo e sgradevole affrontando con la massima radicalità i temi della colpa e del perdono, così il film di Herzog è piatto e scolastico, raccontando la vita non certo esemplare di un tenente della polizia di New Orleans (Nicolas Cage, ingessato e stralunato), strafatto di cocaina, che protegge una prostituta (Eva Mendes, molto più bella altrove) e che sul lavoro non sembra avere dubbi morali né angosce esistenziali. La mano di Herzog si può trovare in qualche piccolo inserto animalesco ma il resto dà l'impressione di una regia solo alimentare." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 05 settembre 2009) "Un ottimo noir è apparso 'Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans', realizzato da uno dei capostipiti del moderno cinema tedesco Werner Herzog con relativa fedeltà al prototipo di Abel Ferrara (1992): raccontando la perversa vita pubblica e privata dello sbirro McDonagh e sostituendo l'antico protagonista Harvey Keitel con Nicolas Cage, Herzog utilizza le sudaticce atmosfere sudiste per accrescere un malessere sociale non solo imputabile alle conseguenze dell'uragano Katrina. Proprio per sfuggire alla pigrizia del remake, il tema portante è spostato dall'incubo di un cattolicesimo autopunitivo al delirio generalizzato indotto dal fiume di droga che distorce e degrada l'inchiesta poliziesca tra gli slums dei miserabili, i sacrari kitsch dei malavitosi, le gelide aule delle istituzioni, le squallide casette della periferia paludosa della sfortunata e infetta metropoli. Cage è un attore che si ama o si odia; in questo caso, comunque, dà tutto se stesso, si dilania tra gli spasimi del mal di schiena e le carezze della supersexy Eva Mendes amata prostituta, picchia, imbroglia, minaccia, tira coca e crack, cerca il bandolo della purezza ma trova solo abnormi allucinazioni, abitate dai mostruosi rettili che rappresentano l'attrazione della zona. La comune bestialità di malviventi e tutori della legge emerge, così, in un'avvincente discesa agli inferi suggellata, nel beffardo finale, da un'isterica e impressionante risata di rassegnazione." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 05 settembre 2009) "Non che il gioco fisionomico di Keitel sia più ricco e movimentato, più emozionante e umano di quello di Cage. È solo una questione di diversa aura, di precisione di mira nello sguardo e di rispecchiamento del fuori campo. Sono visi e corpi che assorbono differentemente il mondo. Keitel produce orrori tutti suoi, che prescindono dai copioni e dalla steadycam che gli gironzola attorno; Cage, che resta comunque lo scopritore delle virtù non solo canore di Johnny Depp, si è fabbricato la maschera «metallica» del perpetuamente addolorato per le sorti del mondo, per tragedie che gli hanno stampato sul corpo le stimmate di un dolore inguaribile ma piagato dal sarcasmo. Perché non osa, come James Caan, trasformare il tutto in un perverso e serissimo piacere masochista. La parodia di Herzog è confermato poi da una serie di operazioni chirurgiche condotte sul «corpo sacro» di un genere decapitato di tutti i luoghi comuni e di tutte le simbologie e le metafore cui siamo abituati da Aldrich in poi, per esibire lo scheletro della fiaba, il doppio fondo ideologico e consolatorio della degenerazione di un genere ex classico. Non uno, ma dieci addirittura gli happy end congeniati, dunque quasi comici, che Herzog inanella infine per lanciare verso l'apoteosi la carriera dell'ispettore della squadra omicidi Terence McDonagh, che si sfracella la schiena per salvare un prigioniero ispanico tossico intrappolato in carcere dall'acqua assassina, e che viene dunque promosso prima tenente, poi, miracolosamente per Ferrara, meccanicamente per Herzog, capitano dopo aver risolto uno dei quei casi di omicidio che non fanno dormire la notte - potete immaginarvelo - Csi, Cia, Fbi, governatori e alti papaveri. Siamo in un grottesco alla Petri. Una indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, spaesato nel buio della cocaina e del crack, del gioco d'azzardo, delle scommesse clandestine sulle partite Nfl, del sesso d'alto bordo, dei felici ricordi d'infanzia, perché curare con il Vicodin il mal di schiena è disperatamente americano, per Abel, orrendamente americano, per Werner. Il poliziesco Usa non è più un organismo unitario vivente, autonomo, è una macchinetta culturale, un congegno senza segreti." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 05 settembre 2009) "L'ilarità del male. Il film di Herzog è un capolavoro di umorismo nero, con un Nicolas Cage ad altissimi livelli interpretativi e un'Eva Mendes che, con la sua tornita sensualità e seducente fragilità, offre uno scopo morale al film, altrimenti condannato a diventare dipinto vividissimo ma irrimediabilmente cinico." (Luca Mastrantonio, 'Il Riformista', 05 settembre 2009) "Da molto non girava un film di fiction ma non ha perso la mano. Alle prese con il più classico dei thriller - poliziotto corrotto, già in 'Vivere e morire a Los Angeles' di William Friedkin - sbaglia soltanto Nicolas Cage." (Maria Rosa Mancuso, 'Il Foglio', 05 settembre 2009)

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