American Animals2018

SCHEDA FILM

American Animals

Anno: 2018 Durata: 116 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, GIALLO

Regia:Bart Layton

Specifiche tecniche:(1:2:39),DCP, ARRI ALEXA MINI, ARRI ALEXA XT PLUS, SONY A7S II, ARRIRAW

Tratto da:-

Produzione:KATHERINE BUTLER, DIMITRI DOGANIS, DERRIN SCHLESINGER, MARY JANE SKALSKI PER FILM4, NEW AMSTERDAM FILM COMPANY, RAW PRODUCTIONS

Distribuzione:TEODORA FILM (2019)

ATTORI

Evan Peters nel ruolo di Warren
Barry Keoghan nel ruolo di Spencer
Blake Jenner nel ruolo di Chas
Jared Abrahamson nel ruolo di Eric
Udo Kier nel ruolo di Mr. Van Der Hoek
Ann Dowd nel ruolo di Betty Jean 'BJ' Gooch
Spencer Reinhard nel ruolo di Se stesso
Warren Lipka nel ruolo di Se stessa
Eric Borsuk nel ruolo di Se stesso
Chas Allen nel ruolo di Se stesso
Betty Jean Gooch nel ruolo di Se stessa
 

SCENEGGIATORE

Layton, Bart
 

MUSICHE

Nikitin, Anne
 

SCENOGRAFIA

Dougan, Scott
 

COSTUMISTA

Eagan, Jenny

TRAMA

Spencer e Warren, due amici cresciuti a Lexington, nel Kentucky, studiano all'università locale ma vogliono dare una svolta alla loro vita e per farlo sono decisi a tutto, anche a infrangere la legge. Il loro obiettivo diventa rubare un rarissimo libro antico, che malgrado l'enorme valore viene custodito nella biblioteca universitaria senza particolari misure di sicurezza. Reclutati altri due compagni, il contabile Eric e lo sportivo Chas, iniziano a programmare il colpo fino agli ultimi dettagli, ma li attende una serie di rocamboleschi imprevisti.

CRITICA

"(...) Bart Layton, al suo primo film di finzione dopo il documentario 'L'impostore', su una storia altrettanto singolare. (...) L'intelligenza del regista è di condurre il tutto (...) come un film di quel genere, con tanto di interviste frontali ai veri protagonisti della vicenda, e solo dopo un po' ci si accorge che il tutto è una sottile parodia. A sua volta, poi, gioca con lo spettatore infilando piccole citazioni (una da 'C'era una volta il West'). Il gioco è forse tirato un po' per le lunghe, ma si tiene anche sugli interpreti, a cominciare dal volto giovane più sinistro, ai limiti della ripugnanza, del cinema d'oggi, Barry Keoghan." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 6 giugno 2019) "(...) Bart Layton costruisce un film che favorisce il giro dell'oca cinematografico da Kubrick a Tarantino e si diverte nel corto circuito tra una verità che pare inventata, nel puzzle di una sceneggiatura che rispecchia la noia di provincia, da quattro angolazioni diverse. Preceduto da citazione sugli uccelli migratori che tornano sempre dove son partiti, alleggerendo dubbi e paure con Presley, i Doors e Cohen, il film si diverte fin troppo nel gioco pirandelliano di vero-falso, perfino immaginando che un personaggio incontri il suo doppio. Non è merce nuova, ma la confezione è buona, c'è tensione intimista fra i «bravi ragazzi» fra cui si riconoscono Barry Keoghan ('Il sacrificio del cervo sacro') e Evan Peters nel cast di 'X Men'." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 6 giugno 2019) "(...) Layton provvede a impaginare la vicenda secondo i collaudati stilemi dei colpi grossi magnificati sul grande schermo (da 'Killing' a 'Ocean's Eleven') facendo emergere a contrasto il malinconico quadro di un'imprecisata insoddisfazione esistenziale - un'ambizione di sentirsi speciali, una brama di oltrepassare i limiti - che invece di prendere la strada di un faticoso percorso di crescita nel mondo reale, infila la via facile suggerita dall'immaginario cinematografico. Se a livello di smalto il film risulta in parte penalizzato da questo doppio binario narrativo, alcune scene ne traggono forza: come quando, nel goffo tentativo di neutralizzare la bibliotecaria, i ragazzi si rendono improvvisamente conto della violenza in sé che il gesto comporta. E indubbiamente, senza star lì a far la predica, 'American Animals' vanta il raro pregio di un fine senso morale." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 6 giugno 2019) "(...) Layton guarda al true-crime ma nell'uso del «codice» si prende una certa libertà nel gioco di citazioni e allusioni metacinematografiche. Il suo spazio di osservazione è quello del delirio, di una sfida impossibile, di un «orizzonte di gloria» che i ragazzi, la cui rabbia ha perso la voglia di ribellione ed è solo narcisismo e celebrazione di sé, rendono «reale» nel solo gesto di essere immaginato. In fondo è la storia di una sconfitta, il «vero» è tutto qui." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 6 giugno 2019) "(...) Con ambiziosi richiami a Tarantino e Scorsese, il film scorre al crocevia tra finzione e documentario, attingendo alla realtà di «quei bravi ragazzi» annoiati. Sufficiente." (Stefano Giani, 'Il Giornale', 6 giugno 2019) "Il film comincia con una citazione, su fondo nero, tratta dall'Origine della specie di Charles Darwin. La sua originalità, a partire da un (ennesimo) episodio realmente accaduto, consiste nel contaminare l'heist movie (il film di rapina) col saggio antropologico. Più interessato al secondo aspetto che al primo, anzi, il giovane regista britannico Bart Layton focalizza sull'individualismo, il culto dell'apparire, la confusione mediatica tra realtà e finzione nel tratteggiare le psicologie dei suoi personaggi. (...) E il suo film è pieno di omaggi ai maestri del cinema di diverse epoche: dal Kubrick di 'Rapina a mano armata' al Tarantino de 'Le Iene'." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica Milano', 6 giugno 2019) "(...) Oltre agli attori (nella ricostruzione fiction), vediamo nelle interviste i veri rapinatori, ormai cresciuti. Bart Layton gioca con la cronologia e con i generi, al limite del narcisismo. Le bugie che le persone raccontano a se stesse era già nel suo documentario 'The Imposter': un artista della truffa che si spacciò come il figlio perduto di una famiglia texana." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 15 giugno 2019)

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