SCHEDA FILM

Amanti, primedonne

Anno: 1992 Durata: 110 Origine: USA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:MEIR TEPER, ROBERT DE NIRO PER TRIBECA PRODUCTIONS

Distribuzione:RCS - WARNER BROS. ITALIA

TRAMA

Marvin Landisman, un regista costretto a girare insulsi video pubblicitari per sopravvivere, viene contattato da Jack Roth, un mediocre produttore che si dichiara entusiasta di "Le tenebre e la luce", un vecchio copione mai realizzato da Marvin. All'appuntamento che segue partecipano sia George Lieberhoff, il finanziatore, accompagnato da una bionda svampita, Peggy Pauline, cui naturalmente deve essere destinata la parte principale del film, sia Stuart Stratland, figlio di un celebre sceneggiatore, vincitore di due Oscar, che dovrebbe affiancare Marvin per eventuali modifiche alla sceneggiatura, cosa alla quale il regista si oppone decisamente. Fallito il tentativo di agganciare George, ecco che Roth scova Carmine Russo, che propone però come protagonista una hostess sua amica, che vuole sposarlo a tutti i costi, Patricia Riley, anch'essa assai poco dotata di talento cinematografico. Poiché nessuno vuole accollarsi le spese globali, spunta un altro finanziatore e quindi il film deve essere co-prodotto. Il nuovo produttore è Evan Wright, che ha un'amica di colore, Beverly Dumont, la quale pretende a sua volta il ruolo principale. E', tra l'altro, l'unica a saper recitare. La trama del film - che narra di un pittore ossessionato dalla sua arte e dal quotidiano rapporto con gli altri, che finisce per uccidersi - grazie alle pressioni della produzione subisce continui cambiamenti, e così il pittore diventa dapprima fotografo, poi finisce sotto un camion invece di suicidarsi, oppure non si suicida affatto, con il registra costretto a perorare egli stesso i cambiamenti. Quando arriva la moglie di Marvin, Rachel, che vuole aprire un ristorante a New York e vorrebbe convincerlo ad accettare un posto di insegnante al Queens College di quella metropoli. Ma la speranza sia pur remota di poter finalmente fare il film contrasta col progetto di Rachel, e i due si lasciano in modo brusco. In realtà il film è legato al suicidio autentico di un amico di Marvin, Warren Zell, un ottimo attore che aveva iniziato vent'anni prima a girare il film, suicidandosi poi sul set in una drammatica sequenza il cui ricordo ossessiona il regista. Non mancano complicati intrecci sentimentali: Beverly tradisce Wright con Carmine mentre Peggy cede alla corte di Stuart. Al momento della firma dei contratti, durante una festa nella casa di George, che è rientrato nell'affare, succedono vari avvenimenti: Wright e George si infuriano per una clausola di contratto cambiata per favorire Jack, che vuole una percentuale più alta sui proventi; Beverly si infuria con Marvin e lo colpisce perché ha scoperto che la sua parte conta solo tre misere scene e minaccia di lasciare Wright; Patricia scopre che Carmine se la intende con l'attrice; George, per un malaugurato contrattempo, scambia Marvin per l'amante di Peggy. Mentre il finanziamento del film viene sospeso, le tre coppie del produttori con rispettive amichette si ricompongono: Carmine chiede addirittura a Patricia di sposarlo; George perdona Peggy; Beverly, che vede ancora una volta sacrificato il suo talento alla frustrante condizione di mantenuta si rappacifica con Wright. A Marvin non resta che tornare ai suoi video pubblicitari ed alla visione di "La grande illusione". Ma un giorno squilla di nuovo il telefono: è ancora Roth, che ha trovato un altro finanziatore per "Le tenebre e la luce": inaspettatamente, Marvin accetta il suo invito a pranzo per discuterne.

CRITICA

"La preparazione del film, con i vari incontri sempre a tavola fra gli aspiranti finanziatori e le aspiranti attrici, è lenta e ripetitiva, i tentativi di far comico naufragano nel grigio, le pretese di far dramma o, almeno, di puntare sui sentimenti, non ottengono quasi mai gli effetti giusti, per degli accenti troppo smorti, per dei colori o troppo facili o, al contrario, sfocati." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 9/05/92) "Un film prolisso, verboso e noioso, che ha tutti i limiti espressivi dei prodotti americani (compresi quelli di Woody Allen) che scimmiottano il cinema europeo, che guardano alla commedia drammatica da camera molto parlata." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 11/05/92) "Attori di rilievo - Danny Aiello, Eli Wallach, lo stesso De Niro - appaiono in ruoli non sviluppati a sufficienza, come incompleti; altri, come il bravissimo Martin Landau, si trovano nel film sbagliato." (Franco Colombo, 'L'Eco di Bergamo', 12/05/92) La commedia è più malinconica che divertente; chissà quale motivo ha indotto De Niro a produrla, a un debutto così poco brillante." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 9/05/92) "Questa produzione di Robert De Niro affonda il dito nella piaga del retroscena che circonda il concepimento e l'eventuale riuscita di una realizzazione cinematografica. Non sono i copioni che mancano, sembra dire il consistente numero di sceneggiature che giacciono nei cassetti di Roth alla caccia di un'idea, ma come sempre le esigenze del denaro inglobano e stravolgono a loro piacimento quelle artistiche. Ben disegnato è il furore sacro iniziale del regista che si rivela deciso a qualsiasi tentativo di alterare la sceneggiatura e poi è a poco a poco costretto, come da un meccanismo subdolo ed infernale, non solo ad accettare modifiche sostanziali alla trama ed allo spirito del film, ma giunge egli stesso a proporre i cambiamenti che all'inizio aveva fermamente osteggiato. Ottimamente interpretato da Wallach, Landau e De Niro, il film rivela la sua parte più debole nel ruolo del regista, dove Wuhl è un po' troppo "lesso" per essere un regista d'avanguardia fallito credibile, ed in un certo dilungarsi e sfilacciarsi della seconda parte in sequenze secondarie troppo intersecate. Resta comunque un ottimo esempio di commedia agro-piccante sullo spietato, vacuo e corrotto mondo hollywoodiano, dove tutto e tutti vengono usati per un unico scopo: produrre un film e farci possibilmente i soldi. Sentimenti, passioni, dignità, valore artistico dei singoli costituiscono solo dettagli secondari: emblematiche sono a questo proposito le figure del regista Marvin, che addirittura lascia la moglie per inseguire il suo sogno, e Beverly, che è costretta a soffocare il suo talento, sempre sperando nel colpo di fortuna che cambi la sua vita. Ed il vedersi frustrata nell'unico film che le dava una certa speranza di redenzione provoca la violenta reazione contro Marvin, innocente vittima come lei di un meccanismo spietato e perverso." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 113, 1992)

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