A torto o a ragione2001

SCHEDA FILM

A torto o a ragione

Anno: 2001 Durata: 105 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:LITTLE BIG BEAR FILMS - JEREMY ISAACS PRODUCTIONS - TWANPIX - SATEL - FRANCE2 CINEMA - CANAL +

Distribuzione:MIKADO, DVD ELLEU MULTIMEDIA (2002)

TRAMA

TRAMA BREVE E' la storia dell'indagine fatta dal maggiore Steve Arnold, subito dopo la seconda guerra mondiale su Wilhelm Furtwängler. Dopo la presa del potere di Hitler nel 1933, il direttore d'orchestra più illustre della sua generazione aveva scelto di rimanere a Berlino mentre altri suoi colleghi erano stati costretti a lasciare la Germania. Lo scontro tra il duro ufficiale americano, convinto della sua colpevolezza, e il colto e aristocratico musicista è violento. Nell'istruttoria, se da una parte emerge che il direttore d'orchestra aiutò molti musicisti ebrei a salvarsi, dall'altra risulta innegabile che fu un personaggio eminente della cultura nazista. Di questo fu accusato fino al termine della sua vita, del resto il dibattito sul ruolo dell'artista in un regime totalitario è ancora aperto. TRAMA LUNGA Berlino. Alla fine della seconda guerra mondiale, il severo maggiore americano Steve Arnold viene incaricato di prendere in esame il caso di Wilhelm Furtwängler, il direttore d'orchestra preferito da Hitler. L'obiettivo degli americani è quello di smascherare la connivenza di Furtwängler col regime e compiere così un arresto eccellente da prendere come emblema contro tutti i nazisti. Arnold viene aiutato nelle indagini dal tenente Dabid Willis, un giovane ebreo emigrato in America, e dalla segretaria Emma Straube, deportata nei campi di concentramento a seguito dell'attentato contro Hitler compiuto dal padre. Durante l'istruttoria, tramite la raccolta di documenti dall'archivio e diverse prove testimoniali, emergono le due diverse facce del direttore durante il regime: Furtwängler salvò molti musicisti ebrei ma, contemporaneamente, appare chiaro che fu una figura autorevole nell'ambito della cultura nazista, avendo intessuto legami con le maggiori autorità politiche del regime. Alla fine la voce fuori campo di Arnold racconta che Furtwängler venne prosciolto da tutte le accuse e morì nel 1954, con il divieto tuttavia di andare a dirigere in America. Al suo posto, la Filarmonica di Berlino fu affidata a Von Karajan, l'avversario numero uno di Furtwängler. In un'immagine di repertorio, ecco Furtwängler che, dopo aver stretto la mano a Goebbels, passa dalla mano sinistra alla destra un fazzoletto come per pulirsi o, addirittura, per trovare uno stratagemma per non fare il saluto nazista.

CRITICA

"Sotto l'aneddoto storico autentico 'A torto o a ragione' di Istvan Szabò lascia affiorare tutto un sistema di contrapposizioni etiche, estetiche, politiche. La più evidente è quella tra il punto di vista etico, che fu alla base di Norimberga e degli altri processi ai nazisti, e il punto di vista del maestro, ovvero l'indipendenza dell'arte della politica (...) 'A torto o a ragione' è un film scritto ottimamente, ben diretto, ben fotografato, interpretato da un cast valoroso su cui Harvey Keitel, nella parte dell'ufficiale mastino con le migliori intenzioni, svetta all'apice della forma". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 24 marzo 2002) "In questo 'A torto o a ragione' Istvan Szabo abborda in certo modo lo stesso tema del suo film più famoso, 'Mephisto', che invece romanzava la figura del grande attore Gustav Gründgens. Stavolta però è tutto vero, o quasi. (...) Tratto dalla ben oliata pièce di Ronald Harwood vista anche in Italia di recente con Arnoldo Foà e Dario Penne, il film di Szabo non si discosta dai collaudati binari del film-istruttoria. Ma ha il merito, raro, di non usare la retorica del cinema per costringerci a scegliere l'uno o l'altro. Con un'eccezione probante: quell'incredibile filmato di repertorio, ritrovato da Szabo, che chiude il film sull'immagine del vero Furtwängler intento a pulirsi nervosamente con un fazzoletto dopo aver stretto la mano a Goebbels". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 marzo 2002) "Sul legame tra intellettuali o artisti e potere politico dominante, un film ispirato a Wilhelm Furtwängler. (...) Il film lo coglie al momento del processo nell'ambito della denazistificazione, condotto dall'ufficiale americano Harvey Keitel". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 22 marzo 2002)

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