NEWS a cura di Cinematografo.it

30 novembre 2015

"Qualcuno è cambiato"

"Basta storie d'amore e personaggi appesi al pero, ora più realismo", dice Il professor Cenerentolo Leonardo Pieraccioni. Dal 7 dicembre in sala

"“Sono passati 20 anni dalla mia prima regia, I laureati nel 1995, e voglio ringraziare il pubblico, eccezionalmente generoso. Speriamo sarà così anche per quest’ultimo film: io mi sento sempre un cabarettista prestato al cinema”.\nParola di Leonardo Pieraccioni, che porta al cinema dal 7 dicembre con oltre 500 copie targate 01 Distribution Il professor Cenerentolo, interpretato al fianco di Laura Chiatti, Flavio Insinna e Davide Marotta. Il professor Cenerentolo, ovvero Umberto (Pieraccioni), per evitare il fallimento della sua impresa di costruzione tentò un colpo in banca: risultato? Quattro anni di carcere nell’isola di Ventotene. Sul finire della pena, lavora nella biblioteca del paese e, una sera, durante una proiezione in carcere, incontra la bella Morgana (Chiatti)…\nProdotto da Lotus con Rai Cinema, scritto dal regista insieme a Giovanni Veronesi e Domenico Costanzo, il film – dice Pieraccioni – è “un regalo, che mi sono fatto a 50 anni: ho cambiato il mio personaggio, ho messo un punto sulle storie d’amore e mi sono focalizzato su altro: in Italia il vero lavoro non è lavorare, ma riscuotere. Se non ce la fai, come accade al mio Umberto, non puoi che fallire”. Appunto, il cambiamento rispetto ai film precedenti riguarda anche il versante romantico: “Questa fata Morgana non serve all’amore, ma al recupero di un rapporto tra Umberto e la figlia. E’ un percorso che voglio continuare a fare: basta personaggi appesi al pero, serve più realismo”.\nMa Morgana chi è? “Un personaggio che mi sento – dice la Chiatti – cucito addosso: una ragazza un po’ bipolare, con un 25% di invalidità mentale, dolce ma che spesso sclera. Comunque, Leonardo è il regista con cui mi sono trovata meglio in 20 anni di carriera”. Elogi a Pieraccioni vengono anche da Flavio Insinna, che interpreta il direttore del carcere: “Anche il carcere deve essere civile, lo vuole la nostra Costituzione all’articolo 27. Ci vuole la sicurezza della pena, ma insieme quella della riabilitazione: dal carcere devono uscire delle persone migliori, cui spetta un lavoro”.\n"

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