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Jackie Chan inDragon Blade

25 aprile 2015

Jackie Chan, show al Far East

La star cinese protagonista della serata inaugurale del festival. Dove ha portato la sua ultima fatica, Dragon Blade

Jackie Chan, in sfolgorante completo bianco, spicca il volo sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Udine nella serata inaugurale del 17° Far East Film Festival, aiutato dall'energia e dagli applausi del pubblico al grado massimo di entusiasmo. "Avete aspettato per sedici anni. Questa volta ho accettato l'invito", confessa. Tutti in visibilio, a cominciare dalla direttrice del Festival, Sabrina Baracetti. Applausi e risate. L'occasione è stata quella della international premiere di Dragon Blade, diretto da Daniel Lee, kolossal cinese (con capitali da Hong Kong) da 70 milioni di dollari, fantastoria a fil di sciabolate e rocambolesche azzuffate tra una legione romana persa sulla Via della Seta (guidata da Lucius, legionario interpretato da John Cusak), il perfido console Tiberio (Adrien Brody) e il difensore di nobili principi (ma straordinario guerriero e campione di arti marziali) Hou An, appunto l'icona Chan dotata di treccine e sguardo compassionevole. Lingue parlate: mandarino, inglese e una canzone in latino, che inneggia a Roma Eterna. Molto soddisfatto, Jackie, di questo lavoro, confessa: "E' un film d'azione, ma trasmette un messaggio che mi piace: la pace, l'armonia tra i popoli. Odio la violenza". Ritorna poi al passato: "Quando ero giovane accettavo qualsiasi lavoro, era importante il botteghino, non la qualità. Dovevo guadagnare per nutrire la famiglia. Oggi i film li scelgo, non ho bisogno di soldi, voglio fare qualcosa di giusto, che i miei nipoti mi possano ricordare per un bel film, per essere stato un attore vero. Questo mi rende felice. Ci sono film che non incassano, ma poi sono quelli che si ricordano con amore. Oggi vorrei essere il Robert De Niro dell'Asia". Per ora lo si ricorda, e molto, per le sue performance nelle arti marziali. "Ma è un genere che, dopo di noi, è destinato a sparire. Siamo rimasti in pochi. Mi sono rotto tutto, piedi e mani. Noi sul set rischiamo davvero, non ci sono effetti speciali, come nel cinema americano. Vedete quanto sono scemo? mi domando quando dietro di me sento il rumore di una esplosione. Le nostre scene sono sempre realistiche. Facile fare Spiderman e Superman. Ma il mio pubblico mi vuole vedere fare salti veri. Eppure amo tutti i generi. A Natale uscirò con una commedia d'azione. Tra cinque anni, comunque, solo scene d'amore". In Dragon Blade piroetta come un grande maestro, forte dell'onore e del senso di amicizia che lo lega al legionario ribelle. "Anche questa volta tutto è realistico. Un progetto discusso per sette anni e realizzato nel deserto dei Gobi. L'ambiente non aiutava di certo. Duecento cavalli, centinaia di studenti portati a fare le comparse che il secondo giorno di riprese ci supplicavano di riportarli a casa. Nel mezzo di una vera tempesta di sabbia, ci stava solo lui, Daniel Lee: crazy director!".

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