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Una foto di Lucio Dalla e Marco Alemannocontenuta in Senza Lucio

28 novembre 2014

Dalla, un inedito

Restituire il cantautore bolognese oltre le immagini di repertorio e le performance: ci prova il doc di Mario Sesti, Senza Lucio, al TFF 32

Due anni senza Lucio Dalla. Due soli anni che sembrano un'eternità durante i quali ci sono profondamente mancati la voce e il corpo di uno degli artisti italiani più amati. Non a caso Mario Sesti ha voluto intitolare il suo omaggio sotto forma di documentario polifonico Senza Lucio. L'assenza per misurare la potenza che aveva al contrario la presenza, che è stata imponente. Una scelta programmatica che ha escluso volutamente dal film immagini di repertorio e canzoni interpretate dal cantautore per lasciare spazio alle foto di Marco Alemanno, alle testimonianze di chi lo ha conosciuto, alle rivisitazioni della sua musica di cantanti e musicisti. Un puzzle composito che evidenzia ad ogni frammento appunto la mancanza di Dalla nel panorama musicale, e non solo. Perché ciò che emerge con forza dal ritratto è la curiosità infantile di Dalla, la sua bulimia intellettuale, la frenesia vitale che lo portavano a immergersi con gioia irrefrenabile nella altre arti. Senza Lucio, senza quindi di repertorio ma con tante foto, stessa linea di L'ultima sequenza, uno dei lavori precedenti di Sesti. "L'uso delle foto non è stato un ripiego - puntualizza l'autore. Per certi versi credo che nel documentario abbiano una forza e uno stile addirittura superiori all'uso di qualsiasi repertorio decisamente molto conosciuto. La Rai in questi due anni ha mandato in onda diversi speciali, mentre le foto contenute nel film sono quasi tutte inedite, scattate per di più dalla persona che gli è stata a lungo accanto". Il film è infatti un viaggio nel mondo di Dalla accompagnato oltre che dalle foto anche dai ricordi di Alemanno. Un rapporto davvero speciale. "Non so se sia possibile definire ciò che li legava - sottolinea Sesti -, perché il loro era uno stare assieme oltre ogni convenzione. Credo che a darne un'idea potrebbe bastare una sola parola, inseparabili. Erano amici, collaboratori molto stretti, affettuosi e generosi l'uno verso l'altro come accade a due persone che condividono tanto nella vita. Non c'era progetto artistico, dalla musica al teatro, che non li vedesse assieme. Più volte ho sentito dire a Lucio come considerasse Marco l'erede naturale e l'unico possibile del suo patrimonio artistico. Poi le cose sono andate come sappiamo, ma non cambia la sostanza della volontà di Lucio di cui molte persone erano e restano a conoscenza. Ha senso allora dare per forza un nome alla cose? La migliore chiave di lettura nel film la offre il Priore di Bose Enzo Bianchi, secretum meum mihi cioè lasciamo che la verità resti nel cuore di chi la conosce". Un film costruito sull'assenza, a chi manca Dalla? Sesti non ha dubbi: "Credo che valgano le parole di Alemanno quando dice che per quanto lo riguarda al di là di ogni polemica a contare è il senso di mancanza che tutti, non solo lui, portiamo nel cuore. Impossibile farsene una ragione perché era un personaggio assolutamente fuori dalle regole. Una persona speciale dotata di una grande apertura verso gli altri e allo stesso tempo segnata da una incredibile riservatezza. Difficile per esempio svelare alcuni misteri legati alla sua vita. In fase di ricerca del materiale documentale con il produttore Massimo De Carolis ci abbiamo provato, ma scoperto solo false verità e in alcuni casi persino esilaranti. Basti pensare alla figura mitologica del padre che negli anni ha assunto mille identità, dall'imprenditore pugliese a Padre Pio. Sì, abbiamo sentito anche questa. Frutto senza dubbio dell'amore che Lucio nutriva per lui e sul quale qualcuno ha colpevolmente ricamato. Alla fine per quanto riguarda alcuni episodi privati ci siamo arresi a quanto dice Piera Degli Esposti: Lucio era un gran ballista."

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