NEWS a cura di Cinematografo.it

Nicola BorrelliDg Cinema MiBACT

24 ottobre 2014

Il dovere di cambiare

“Non si può vivere con regole analogiche in un mondo digitale”, sostiene il Dg Cinema MiBACT Borrelli. E sull’audiovisivo italiano avverte: “Ancora troppo provinciale”

Direttore Borrelli, che valore ha la conferenza internazionale sull'audiovisivo di Roma in relazione anche con il semestre italiano di presidenza europea in corso? Abbiamo strutturato una conferenza di livello internazionale perché vogliamo collaborare a dei risultati che costituiscano un'ottima base di risoluzione al quadro normativo vigente. L'esito di questo incontro sarà un documento che la Presidenza Italiana del Consiglio dell'Unione Europea vuole mettere a disposizione di tutti i Ministri della Cultura europei, affinché si possano affrontare in modo preciso e auspicabilmente efficace i temi che verranno introdotti e dibattuti quest'oggi. Questa è una sinergia senza dubbio importante. Quali sono le sfide e i traguardi che vi ponete di fronte? È in atto un cambiamento radicale all'interno del settore audiovisivo. Da parte nostra, non dobbiamo aspettare il corso degli eventi, ma cercare di cogliere l'attimo. Già dai lavori di stamattina (ieri per chi legge, ndr) traspaiono le numerose opportunità che ci si presentano davanti. Si tratta di opportunità per i consumatori quanto per i distributori di contenuti. Il nuovo panorama che si prospetta non deve essere visto come una minaccia, anzi. Cambiano molte delle abitudini di comportamento, ma non significa che la situazione finale sarà necessariamente peggiore di quella iniziale. Sempre e comunque, la situazione dei mercati si è evoluta. E così sarà anche questa volta. A oggi, abbiamo un mercato in veloce trasformazione e crescita, eppure accade in alcuni casi che si riscontrino vecchie regole studiate per un mondo analogico. Com'è ovvio, non si può convivere con regole analogiche in un mondo digitale. In questo disallineamento ci sono distorsioni che bisogna in qualche modo correggere. Questo è l'obiettivo che si pone il Consiglio dei Ministri europei: invitare la Commissione a porre in atto quanto necessario per ridurre queste asimmetrie. Quali sono secondo lei i punti di forza su cui noi italiani possiamo puntare? Complessivamente, il sistema della produzione audiovisiva italiana vive un buon momento. Siamo competitivi. Sicuramente, in alcuni ambiti restiamo ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi, ad esempio nello sviluppo del digitale così come nella disponibilità di banda larga. Alcuni gap infrastrutturali devono essere superati. Per questo motivo, dobbiamo impegnarci ad assumere un punto di vista internazionale, uscire dal nostro guscio allo scopo di internazionalizzare la nostra produzione audiovisiva. Perché non lo facciamo? Forse per pigrizia. Eppure quando ci cimentiamo, non abbiamo nulla da invidiare a nessuno.

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