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La memoria degli ultimi

08 aprile 2014

Memoria condivisa

"Se oggi siamo liberi lo dobbiamo a loro", dice Samuele Rossi. Che racconta in un documentario i partigiani, al Bif&st

La memoria è quella di alcuni partigiani che hanno combattuto sull'Appennino tosco-emiliano durante la seconda guerra mondiale. I nomi di battaglia di un tempo, scelti un po' per vezzo un po' per nascondere la vera identità, semplici ed evocativi come Arno ed Eros. Donne e uomini combattenti per la nostra libertà di cui molti giovani oggi nemmeno immaginano l'esistenza. E si trattasse solo di questo ma c'è di peggio, alcuni interrogati non sanno neanche cosa si festeggi il 25 aprile. Ecco allora che La memoria degli ultimi, appassionato documentario di Samuele Rossi, assume un valore che va ben oltre la semplice raccolta delle pur emozionanti testimonianze.Perché è così importante preservare i racconti dei partigiani?Siamo un paese che tende a rimuovere il passato anche quando questo è fondamentale per il nostro presente. Se oggi siamo liberi lo dobbiamo a loro e a quanti come loro si sono sacrificati per cambiare la realtà delle cose. Ho sentito di doverne fermare i ricordi prima che fosse tardi. Sono gli ultimi, in senso anagrafico ma pure storico perché volutamente dimenticati.Dimenticati da chi?Dagli storici per cominciare, che considerano la Resistenza un concetto superato. Non è più un valore condiviso e ormai è tardi per ritrovare quel sentimento comune che univa giovani di estrazione culturale, politica e religiosa diversa. Si è persa un'occasione. Colpa anche della sinistra che dopo la guerra invece di lasciar parlare direttamente le persone coinvolte nella Resistenza ha preferito lavorare su una loro eroicizzazione che ha finito per creare un distacco tra loro e la gente comune. Si sono perdute per sempre le tracce umane di quella straordinaria esperienza.Che donne e uomini erano?Molto diversi tra loro. Nel documentario ne racconto sette, una sola donna. Erano generalmente giovani tra i 15 e i 35 anni, un paio di generazioni che hanno messo coscientemente a rischio le proprie vite per il bene comune. La Resistenza ha fatto di loro delle persone speciali, umanamente eccezionali. Basti pensare al loro rapporto con gli ex nemici, ne parlano con una serenità impressionante.Laura Francesca Wronowska che vediamo nel film era di origini aristocratica e nipote di Matteotti. Una storia straordinaria, ma fino a che punto esemplare del ruolo delle combattenti?Una volta sugli altipiani il passato e le famiglie di origine non esistevano più, tutti erano uguali. E questo è valso anche per Laura. La Resistenza ha rappresentato un incredibile terreno per provare come avrebbe potuto essere una società in cui tra uomini e donne non ci fossero differenze. Un'altra colpa di quanti hanno scritto in modo sbagliato di Resistenza è non aver sottolineato abbastanza l'importanza del ruolo della donna. Non facevano solo le staffette in bicicletta ma combattevano in prima persona, comandavano brigate di uomini. Su quelle montagne si è veramente costruita l'idea di una società nuova.A partire dal Bif&st La memoria degli ultimi sarà proiettato in molte città italiane.Stiamo cercando di farlo circolare il più possibile. Credo sia un nostro dovere civile oltre che un modo per far vivere il documentario.

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