NEWS a cura di Cinematografo.it

Lo sconosciuto del lago

23 settembre 2013

Lo scandalo è servito

Guiraudie porta in Italia Lo sconosciuto del lago, ritratto di una comunità gay in cerca di sesso occasionale. Ma il regista spiega: "E' un film sulle possibili derive del desiderio"

"Il divieto ai minori di 18 anni ce lo aspettiamo, il taglio delle scene no: è una cosa che non avviene più da molto tempo, anche se è vero che in questo paese su alcune cose stiamo tornando indietro". Il patron della Teodora Film, Vieri Razzini, non si nasconde, consapevole del fatto che Lo sconosciuto del lago di Alain Guiraudie potrà sollevare non poche polemiche qui in Italia (dove uscirà il 26 settembre, in versione integrale), dopo aver già "scandalizzato" all'ultimo Festival di Cannes, dove ha ottenuto il Premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard. Il film è completamente ambientato sulla riva di un lago, e nel boschetto antistante, dove si incontrano omosessuali in cerca di sesso occasionale: tra i frequentatori più assidui c'è Franck (Pierre Deladonchamps), che ben presto si innamora del misterioso e affascinante Michel (Christophe Paou). Una passione che Franck deciderà di portare avanti anche dopo aver scoperto lo sconvolgente e pericoloso segreto che nasconde l'uomo, mettendo a rischio la propria vita."Mentre ho realizzato il film non pensavo agli eventuali problemi che ci sarebbero potuti essere con la censura: in Francia è vietato ai minori di sedici anni, qui in Italia, come in Australia o in Inghilterra, è probabile sarà vietato ai minori di diciotto", dice il regista Alain Guiraudie, consapevole del fatto che "due scene di sesso non simulato, quella dell'eiaculazione e della fellatio possono creare qualche problema: se le ho messe, però, è perché credo siano utili al film stesso. Togliendole verrebbe meno una parte di senso".A chi invece gli chiede se Lo sconosciuto del lago non finisca per descrivere gli omosessuali secondo il più classico dei luoghi comuni etero e borghesi, ovvero mostrandoli come "promiscui, soli, autolesionisti, suicidi e omicidi", Guiraudie risponde senza scomporsi: "Mi sento a mio agio con il mondo che ho dipinto perché lo conosco bene, ma credo ormai si possa sostenere che siamo arrivati a un punto in cui non serve più fare film sull'omosessualità, che c'è stata, c'è e ci sarà sempre. In questo film - che di sicuro racconta una realtà del mondo omosessuale - volevamo però analizzare a tutto tondo il discorso sul desiderio: fin dove siamo capaci di arrivare, pur rischiando seriamente, per soddisfarlo?".Per quanto riguarda il lavoro con gli attori, invece, chiamati per la maggior parte del tempo a recitare nudi e a interpretare scene di sesso, il regista spiega: "John Ford diceva che l'80% della regia si basa sugli attori giusti. Ancor prima di effettuare i provini spiegavamo agli attori che cosa li aspettasse, quindi è probabile che molti neanche si siano presentati. Quando scrivo un film non penso mai a quale sarà l'attore da coinvolgere: alla fine non trovo mai quello che rispecchia fedelmente il personaggio così come l'avevo immaginato sulla carta ma è incredibile come, ogni volta, quello che scelgo riesca ad infondere qualcosa di nuovo al personaggio stesso, personaggio che dà il primo input all'attore ma del quale si nutre progressivamente. In merito al lavoro pratico per questo film - dice ancora Guiraudie - era importante che si creasse un rapporto di grande fiducia tra me e gli attori, proprio per superare la difficoltà di dover recitare completamente nudi e prestarsi a scene di baci e abbracci. Per le due inquadrature più esplicite, invece, abbiamo fatto ricorso a delle controfigure".

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