NEWS a cura di Cinematografo.it

Edoardo Winspeare

20 marzo 2013

L'anima attesa di Winspeare

Al Bif&st il film dedicato a don Tonino Bello, l’ex vescovo di Molfetta in attesa di beatificazione. Il regista: “Nel mondo del cinema credere non va di moda”

Don Tonino Bello, che fu vescovo di Molfetta oggi in attesa di beatificazione, è morto venti anni fa. La sua fama però, in Puglia e non solo, non si è mai appannata e il suo insegnamento continua a essere seguito come fosse ancora presente tra i fedeli. Merito di un approccio diretto con le persone e di una predicazione che si rifaceva direttamente alla parola di Cristo trasmessa dai Vangeli. A questa figura spirituale e al contempo molto terrena si è ispirato Edoardo Winspeare per realizzare un mediometraggio di 40', L'anima attesa, presentato in anteprima assoluta al Bif&st. Incentrato sull'eredità spirituale lasciata da don Bello, il film evita ogni deriva banalmente agiografica per concentrarsi sul percorso del protagonista, un imprenditore quarantenne schiacciato dalla crisi e quindi sull'orlo di perdere tutto. Prima che il mondo gli cada addosso, ormai senza speranze di salvare l'azienda, accetta l'invito della sorella a raggiungerlo nel Salento per un week end in famiglia. Durante il viaggio incontra persone diverse una dall'altra, per la prima volta sembra vederle e ascoltarle. L'universo intorno a lui lentamente perde così i connotati della durezza e della spietatezza tipici dell'ambiente imprenditoriale per assumere quelli dell'accoglienza, dell'apertura verso gli altri. Per Winspeare, che si definisce un uomo di fede, raccontare don Tonino è stato come aprire un dialogo cominciato tanti anni prima quando, ragazzino, lo andava ad ascoltare nella chiesa di Tricase, il paese dove entrambi vivevano. Quali ricordi ha di don Tonino? Ne custodisco molti, insieme al rammarico di non aver capito appieno la sua grandezza nel momento in cui ho avuto la fortuna di incontrarlo da vicino. Ero troppo piccolo, non potevo capire fino in fondo il potere del suo messaggio. Era una persona straordinaria, in grado di coinvolgere senza esclusione laici, cattolici, credenti tiepidi e dubbiosi. Trasmetteva la forza del Vangelo in modo diretto, senza gli inutili filtri intellettuali che lo avrebbero reso meno comprensibile. Non è la prima volta che si ispira a don Tonino per un suo lavoro. Dieci anni fa avevo realizzato un documentario, A don Tonino, una sorta di omaggio in occasione del decennale della morte. La fede è la mia scommessa di uomo, anche se so bene che nell'ambiente del cinema credere non è di moda. In che misura gli insegnamenti di don Tonino sono ancora attuali? Il pensiero di don Tonino incide su tutto, se posso usare un paradosso ha inciso persino su Papa Bergoglio. Parlo dell'idea francescana che lo sosteneva e che ritroviamo oggi in Papa Francesco, cioè della scelta di servire gli altri, della mitezza, della cura dei più deboli. Il protagonista non riceve nessuna folgorazione, si limita a cambiare il punto di vista sul mondo. Eppure lei in passato ha realizzato un film che si intitolava Il miracolo, perché oggi questa scelta? Mi interessava la quotidianità, la rappresentazione delle piccole cose. Le donne e gli uomini che racconto sono persone comuni, ma attraverso di loro si può capire il bene. Il mondo non è fatto solo di lupi che sbranano altri lupi come l'ambiente corrotto di chi pensa solo ai soldi, per fortuna c'è un'umanità diversa che si proietta verso l'esterno con amore e passione. Nel film però un elemento straordinario c'è, la presenza del bambino che guida il protagonista fin sulla tomba di don Tonino. Chi è questo bambino? Forse proprio don Tonino da piccolo, o semplicemente l'essenza di quell'anima attesa cui allude il titolo. Nemmeno io posso dirlo con certezza, ma non credo sia importante.

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