NEWS a cura di Cinematografo.it

Yael Perlov e Kobi Mizrahi@ Karen Di Paola

07 dicembre 2012

Water a Tertio Millennio

“L’acqua caratterizzerà la prossima Intifada“, sostiene Yael Perlov. Alla kermesse con il film collettivo che ha visto registi israeliani e palestinesi lavorare insieme

Grande affluenza di pubblico per la proiezione del film collettivo israelo-palestinese Water, introdotto da Angela Prudenzi, membro del Comitato di selezione della SIC - Festival di Venezia, alla presenza della coordinatrice del progetto Yael Perlov e di uno dei due produttori del film, Kobi Mizrahi."Il film – ha esordito Angela Prudenzi – è stato scelto come evento speciale fuori concorso ad apertura della 27. Settimana Internazionale della critica di Venezia, in quanto interpretava al meglio le aspirazioni e le qualità ricercate dal Comitato di selezione. È un'opera importante, che nasce da un progetto per il quale la coordinatrice, Yael Perlov, si è battuta, al fine di ottenere una collaborazione tra artisti israeliani e palestinesi. Attorno al tema dell'acqua ruotano i diversi episodi del film, in un'eterogeneità di generi e stili che spaziano dal documentario alla commedia, passando per il realismo e, nell'episodio centrale, per uno stile che si colloca a metà tra documentario e finzione. Ciò che più conta è però il progetto politico che si propone di portare avanti questo film: l'arte diventa strumento di incontro, un ponte tra due popolazioni che convivono negli stessi territori".Ha preso poi la parola la direttrice artistica, Yael Perlov, che ha raccontato come Water abbia preso vita da un altro progetto, avviato nel 2010, dal titolo Coffee, realizzato sempre con il sostegno dell'Università di Tel Aviv. Questa volta si è scelto il tema dell'acqua come fulcro su cui sviluppare gli episodi che compongono il film, essendo essa un elemento che non è solo legato all'immaginario naturale, ma che assume un significato fortemente politico: "L'acqua sarà ciò che caratterizzerà la prossima Intifada", ha continuato Yael Perlov, sottolineando come nel film questo elemento evochi il contrasto tra i paesaggi pastorali e la violenza che li contraddistingue. Violenza e astio che riescono a entrare in tutti i gangli della società: mentre tutti i registi israeliani sono studenti dell'Università di Tel Aviv, dove Yael Perlov è docente di montaggio, il coinvolgimento dei registi palestinesi è stato problematico, dato che, ad esempio, lei stessa ha dovuto infrangere il divieto di entrare a Ramallah, per partecipare ad un meeting di registi palestinesi.Grande appoggio c'è stato invece da parte dell'Università di Tel Aviv, ateneo tra i più avanzati nell'ambito degli studi sull'acqua, che ha fornito anche strumentazioni all'avanguardia per la realizzazione del film. Al contrario, ha sottolineato l'ideatrice del progetto, i registi palestinesi non dispongono né di attrezzature adeguate, né di scuole di cinema che possano garantire un bagaglio di conoscenze appropriato. Coloro i quali hanno deciso di partecipare al progetto, spinti anche dall'entusiasmo e dall'interesse dei registi israeliani, e nonostante il mancato appoggio da parte delle istituzioni, hanno scelto il documentario come forma di narrazione più adatta a rappresentare la realtà: il cinema diventa per loro importante strumento per mostrare al mondo la problematica carenza di acqua che colpisce la loro popolazione.Questa importante collaborazione, ha concluso Yael Perlov, si è posta come obiettivo quello di scardinare lo stereotipo secondo il quale gli israeliani considerano i palestinesi come terroristi, e i palestinesi vedono i loro vicini solo come i soldati dei check point. È intervenuto poi il produttore Kobi Mizrahi, che, spinto dalla riflessione di Angela Prudenzi sulla nascita di una "Nouvelle Vague israeliana", che ha portato quest'anno alla realizzazione di numerosi film, tre dei quali scelti alla 69. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ha sottolineato come "la proliferazione di produzioni israeliane sia dovuta soprattutto al fatto che il 60% dei fondi pubblici destinati al cinema siano contributi assegnati ai giovani registi". È per questo che sono soprattutto le nuove generazioni, ansiose di raccontare la reale complessità della vita in Israele, a realizzare film. Grazie anche all'entusiasmo di giovani produttori come Kobi Mizrahi.

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