NEWS a cura di Cinematografo.it

La regista Muriel CoulinFoto Pietro Coccia

20 marzo 2012

17 ragazze per noi

"La gravidanza è un fatto personale: quando si affronta questo argomento c?è il peso della responsabilità", dice Muriel Coulin. Regista con la sorella Delphine di un film che già sta facendo discutere

Il divieto ai minori di 14 anni in Italia mi sorprende moltissimo, un paese in cui un ex presidente per il suo compleanno si è fatto regalare una minorenne per allietare la serata, non me lo spiego". Non fa sconti Muriel Coulin parlando di 17 ragazze, Premio speciale della Giuria al Torino Film Festival, in sala dal 23 marzo distribuito da Teodora, diretto a quattro mani con la sorella Delphine, rimasta in Francia perché all'ottavo mese di gravidanza, per una strana legge del contrappasso. "Dire ad un adolescente di non fare una cosa - prosegue la regista francese – è la maniera migliore per spingerlo a farla. Abbiamo proiettato il film in tante assemblee scolastiche e le razioni degli adolescenti sono state molto costruttive, abbiamo parlato e dibattuto con loro". Dopo Quando la notte di Cristina Comencini e Student Services di Emmanuelle Bercot, negli ultimi mesi un'altra pellicola subisce il veto della censura. Nella motivazione della commissione si parla di "pericolo di emulazione di comportamenti estremamente trasgressivi, in particolare le scene di pericolo alla guida e di abuso del fumo in condizioni particolari di salute".La storia raccontata è quella di diciassette ragazze dello stesso liceo (Louise Grinberg, Juliette Darche, Roxane Duran, Esther Garrel, Yara Pilartz le attrici protagoniste) che decidono di rimanere incinte tutte insieme nell'arco di poche settimane e condividere una vita fuori dagli schemi. Tratto da un fatto di cronaca accaduto nel 2008, a Glouchester, Massachusetts, 17 ragazze vuole mostrare un gesto di ribellione e d'amore allo stesso tempo: "In questo episodio – spiega Muriel – abbiamo visto un atto di rivolta, di ribellione e il germe di un'utopia collettiva. Queste ragazze non erano soddisfatte della vita che il mondo degli adulti proponeva loro, volevano avere altro. La loro scelta può essere discutibile e forse non è la maniera migliore per fare la rivoluzione, ma è inequivocabilmente anche la ricerca di un amore incondizionato".E' una vicenda universale che rappresenta la generazione degli adolescenti del terzo millennio a qualsiasi latitudine, sempre più annoiati e sfiduciati nei confronti del futuro e del mondo degli adulti: "Abbiamo scoperto – spiega Coulin – che Glouchester è una cittadina molto simile a Lorient, dove è ambientato il film e dove noi siamo cresciute, un suo specchio dall'altro lato dell'Oceano Atlantico. Così non ci è sembrato tanto strano trasportare l'accaduto dall'America alla Francia, perché le condizioni geografiche e socio-economiche erano le stesse". Se per la trama le sorelle si sono ispirate ad un articolo letto su Liberation, la caratterizzazione dei personaggi e la voglia di utopia sono una reminescenza adolescenziale. "Gli adulti, invece, - svela Muriel - medici, professori e psicologi, che hanno a che fare con le ragazze, sono frutto di una documentazione accurata: non hanno i mezzi per contenere questa energia di crescita, questa forza del gruppo. Non si può costringere una minorenne ad abortire, figuriamoci sedici".C'è chi le ha accusate di prendere troppo alla leggera le tematiche della sessualità, dell'aborto, dell'Aids, di fare l'apologia delle gravidanze collettive, ma Muriel Coulin controbatte: "Quando si affronta questo argomento si sente il peso della responsabilità e ne eravamo consapevoli". Non si sa se il film arriverà mai in quel paese del Massachusetts dove tutto è cominciato (la casa di distribuzione americana ha intenzione di portarlo anche là), e se verrà apprezzato, ma la sorelle Coulin sono convinte che chi le ha criticate non ha capito il film: "Sappiamo che una gravidanza è un fatto personale – conclude la regista - quello che ci interessava mostrare era il coraggio di dire no, di ribellarsi e trovare un'alternativa. Poi ci siamo rese conto che erano delle pazze, ma in Francia non c'è stata nessuna epidemia di gravidanze quando il film è uscito".

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