NEWS a cura di Cinematografo.it

Il card. Gianfranco Ravasi

02 dicembre 2011

Il cinema, soprattutto

"Dialogo e confronto sistematico: è il tipico lavoro del film", dice il card. Ravasi a "Film and Faith". Citando Ricoeur e ricordando che il grande schermo, in termini di scambio e prossimità, può più di convegni e congressi

"Il cinema è meglio di tanti convegni: più che di multiculturalità, termine che afferma semplicemente una vicinanza, dovremmo parlare di interculturalità, che significa scambio, dialogo e confronto. Dialogo che comprende certo la fiducia e un confronto sistematico: è il tipico lavoro del film". Così  S.E. Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha aperto quest'oggi la seconda giornata di lavori al convegno internazionale Film and Faith, presso la Pontificia Università Lateranense e organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il Pontificio Consiglio della Cultura, l'Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana e la Pontificia Università Lateranense."Il dialogo suggerisce tre prospettive – ha proseguito il card. Ravasi -: quella filosofica, il cui autore di riferimento è Paul Ricoeur e in particolare il libro ‘Se come un altro', dove si spiega che noi, di nostra natura, siamo un altro rispetto alle persone che incontriamo. Simbolo di questa prospettiva è il volto. La seconda prospettiva è quella religiosa, in particolare quella ebraico-cristiana dell'occidente, che possiamo ritrovare nel libro del Levitico: ama il prossimo tuo come te stesso. Ancora una volta è Ricoeur a darcene una traduzione suggestiva: ‘Ama il prossimo tuo perché egli è te stesso'. Da ultimo, la prospettiva culturale, che offre altre possibilità per il raggiungimento dell'interculturalità".Che secondo il card. Ravasi possiamo ritrovare in "una parola di prossimità, ricordando Lacan, poiché l'uomo è un essere che parla, dunque è costitutiva per il suo essere la comunicazione.  Poi la memoria della prossimità: abbiamo una storia alle spalle comune, la storia delle origini ci fa tutti uguali, non dimentichiamo ad esempio la convivenza pacifica tra musulmani e cristiani in Spagna e il fatto che abbiamo conosciuto Aristotele proprio grazie alla cultura araba". Infine, il ritorno all'importanza del medium cinematografico: "Le immagini di prossimità", attraverso le quali, conclude il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, "il cinema può veramente esplicitare questa funzione decisiva mostrando immagini, storie, volti diversi che ci conquistano. Ricordo il maestro a cui sono molto legato, Andrei Tarkovsky, attraverso le cui immagini abbiamo creato prossimità con la cultura e la spiritualità ortodossa. Dunque il cinema crea interculturalità meglio e più efficacemente di convegni e di congressi".

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