NEWS a cura di Cinematografo.it

30 novembre 2011

Lo stato della fiction

"Motore di sviluppo economico e occupazionale", dice il Direttore Generale dell'Assessorato alla cultura Regione Lazio Alessandro Voglino. In un convegno sul futuro dell'audiovisivo nazionale

Fratelli d'Italia la fiction s'è desta. Si sono incontrati oggi i principali attori di un genere "motore di sviluppo economico e occupazionale", a detta del Direttore Generale dell'Assessorato alla cultura Regione Lazio Alessandro Voglino, in apertura del convegno "Il futuro della fiction italiana nel contesto internazionale e il suo finanziamento".Nel settore, secondo il rapporto presentato da Flavia Barca e Bruno Zambardino dell'Istutito per l'Economia dei Media (IEM), "c'è stato un calo di fatturato del 14% rispetto al 2008, oltre alla delocalizzazione della produzione e alla crescita delle micro-imprese, quelle con fatturato inferiore a 2 milioni di euro, dal 49% al 57%". Sempre secondo il rapporto, non mancano i dati incoraggianti: "la contrazione degli investimenti è passata dal -12% del 2009 al -2% del 2010" e il monte investimenti a livello europeo e comunitario è di "23 milioni di euro"."Investimenti in aumento", prosegue Voglino, "grazie al fondo per l'audiovisivo di 15 milioni di euro previsto dalla giunta Polverini, con efficacia retroattiva per il 2011 e quasi sicuramente disponibile per l'assegnazione finanziamenti a partire dall'8 dicembre". Dai commenti ai dati di Luca Milano (direttore marketing Rai fiction), Giancarlo Scheri (direttore fiction Mediaset), Giovanni Stella (AD La7) e Fabiano Fabiani (presidente associazione produttori televisivi) emerge una ferma volontà di riformare la produzione, ma anche tante idee per svecchiare l'economia dei media "non diversamente dal normale business, si devono ridurre le spese come in ogni altro settore", dice Stella. Se però il target italiano, e del Lazio in particolare, è raggiungere gli standard dell'Ile de France, dei lander tedeschi e della Gran Bretagna, bisognerà intervenire sulle possibilità di sfruttamento dei diritti secondari e della coproduzione, sull'uso del digitale nelle riprese, sull'internazionalizzazione dei contenuti e della lingua (girare in inglese, perché no?) e sulle barriere all'entrata del settore: in Italia le 25 aziende principali detengono l'83% del mercato.

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