NEWS a cura di Cinematografo.it

<i>Circumstance</i>

01 novembre 2011

L'Iran (non) è di Circumstance

"L'ho girato in Libano, altrimenti avrei messo in pericolo le nostre vite", dice Maryam Keshavarz. A Extra con due adolescenti ribelli

Giovani, lesbiche e… iraniane. E' Circumstance, scritto e diretto da Maryam Keshavarz, la sorella dell'Hossein di Dogsweat, che dopo il premio del pubblico al Sundance arriva a Roma fuori concorso nella sezione Extra. Protagoniste due vivaci 16enni, Atafeh (Nikohl Boosheri) e l'orfana Shireen (Sarah Kazemy), costrette a dividersi tra scoperta della sessualità, pulsioni e desideri, da un parte, e costrizioni e confini del sistema, dall'altra: le cose peggiorano al rientro a casa di Mehran (Reza Sixo Safai), che esce dal rehab e si unisce alla Polizia della Moralità. Mentre tra le due teenager "scoppia" l'amore, le geometrie relazionali puntano al triangolo, costruito sul tradimento, lo spionaggio e gli… affari di famiglia. A Roma con la deb Sarah Kazemy e Nikohl Boosheri, la regista, vissuta con un piede negli States e uno in Iran, dichiara di "amare i maestri iraniani, Panahi in testa, ma lavoro in modo diverso: la mia è una prospettiva dentro & fuori, sono cresciuta in un ambiente liberal, anche se i miei genitori erano conservatori, e accanto a me c'era gente vicina al sistema. La mia famiglia è un microcosmo dell'intero paese: fratelli e sorelle, alle prese con i cambiamenti della politica e della società".Circumstance è "una storia personale, ma non autobiografica: io sono tutti i personaggi, ho simpatia per ognuno di loro, compreso Mehran, per cui mi ci è voluto più tempo, essendo così distante da quel che sono", dice la regista, e sottolinea: "Sono nata musulmana, in una famiglia credente: ho rispetto per la religione, ma non c'entra con la politica. Purtroppo, in Iran non è così: politica e religione sono strettamente connesse". Eppure, il film "non è sull'Iran, ma sulla sessualità e la fantasia, ovvero la vita interiore di queste ragazze. E' diverso da Dogsweat di mio fratello, d'altronde, sia in America che in Iran, sono sempre fuggita dalla mia vita con l'immaginazione".  E, nel caso di Circumstance, anche fisicamente: "Non avrei potuto farlo in Iran, avrei messo a repentaglio la vita di attori e troupe, e io non volevo girare col pericolo addosso: l'abbiamo realizzato in Libano, a ridosso della Rivoluzione Verde". Una Rivoluzione, a cui oggi guarda con "un misto di orrore e ottimismo: la gente lavora, crea, e protesta. Non mollerà mai la lotta"Se la Keshavarz cita quali registe affini Lucrecia Martel, Andrea Arnold e Linney Ramsay e dice di passare il tempo a "spiegare agli iraniani che l'America non è quel che pensano, e viceversa", Circumstance ha scatenato un dibattito globale: "Autentico o non autentico, rappresentativo o meno dell'Iran? Questo il tenore delle discussioni, ma in realtà è il punto di vista di una singola regista: a Scorsese e Spike Lee chiedono se il loro film rappresenta tutti gli americani?". Eppure, anche qui l'America c'è: ubriaca e comunque lucida, Shireen brinda a Hollywood in discoteca e manda a "farsi fottere la madre di tutti i mullah". Battuta pesante, e la Keshavarz dà un colpo al cerchio - "Lo dice un'ubriaca" – e uno alla botte: "E' il sentimento che avverto in molti". Circumstance?

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