NEWS a cura di Cinematografo.it

<i>The Lady</i>

27 ottobre 2011

The Lady della non violenza

"Dalla Tunisia alla Libia, la democrazia dopo lo spargimento di sangue, qui no", dice Luc Besson. Che apre Roma con il biopic di Aung San Suu Kyi

"Assoluto rispetto per una persona ancora viva, che ha passato 15 anni agli arresti, e che non ho potuto incontrare: il film è per lei e per il suo popolo". Così il regista francese Luc Besson, che inaugura fuori concorso la sesta edizione del Festival di Roma con The Lady, biopic della premio Oscar per la pace (1991) birmana Aung San Suu Kyi, interpretata da Michelle Yeoh. Tocca, viceversa, a David Thewlis la parte del marito inglese, Michael Aris, che morirà nel ‘99 senza poter riabbracciare la moglie, attiva da decenni contro la dittatura nel suo paese e costretta agli arresti domiciliari quasi ininterrottamente dal 1989 al 2010. "Ho iniziato il film per dare sostegno alla sua lotta, cercando di avvicinarmi alla verità nella permanente incertezza data dall'impossibilità di incontrarla, con mano molto sobria, mai sopra le righe dato il tema", dice Besson, mentre la protagonista Yeoh parla di "impegno enorme: è una donna amata da milioni di birmani e da tutti gli oppressi al mondo: non la dovevo imitare, ma interpretarne il pensiero e i  principi. Ho dovuto imparare il birmano, cosa non facile, e dare significato all'amore vero: non solo per un partner, ma per una causa". Sulla stessa lunghezza d'onda, Thewlis: "Al mio personaggio sono stati richiesti sacrifici immensi per la lotta del popolo birmano: ho cercato di comprendere come un uomo possa fare tanto". D'altronde, commenta Besson, "per una volta dobbiamo invertire il detto: dietro ogni grande donna, c'è un grande uomo. Sta alla stampa esplorare gli elementi politici: a me interessava la figura umana di Aung San Suu Kyi, interrogarsi su di lei che ha scelto di abbandonare marito e figli. Inizialmente, non ero sicuro se mi fosse simpatica: come può una donna aver preso questa decisione?". Ma da questa figura esemplare "tutti possiamo imparare qualcosa: la dimensione è personale, e abbiamo tutti dei nonni che hanno abbandonato le famiglie per lottare per la libertà".E oggi? "La democrazia - prosegue Besson – è il risultato dello spargimento sangue: la primavera araba, Libia e Tunisia. Non sono esperto di storia, ma questo è l'esempio di una lotta portata avanti per 30 anni con la non violenza: se riuscirà, sarà a beneficio di tutti noi". Nel frattempo, la scena della sua "liberazione" nel 2010 è stata girata lo stesso giorno in cui effettivamente le sono stati revocati gli arresti domiciliari: per qualche secondo, vedendo il telegiornale, ho creduto che avessero rubato i giornalieri, tanto assomigliava alla mia scena". E Besson conclude: "Quando Michelle mi ha fatto leggere la sceneggiatura, mi son messo a piangere, ho cancellato i miei impegni per 18 mesi, e ho deciso non solo di produrlo, ma di girare io il film: non volevo che qualche altro regista potesse rovinarlo".

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