NEWS a cura di Cinematografo.it

Paolo Sorrentino e il manifesto del film<br/>Foto Pietro Coccia

06 ottobre 2011

L'amico americano

"Sean Penn attore in grado di qualsiasi cosa", dice Paolo Sorrentino. Che porta in sala This Must Be the Place, già venduto in tutto il mondo. "Ma è un film italiano a tutti gli effetti"

"E' un film italiano a tutti gli effetti: produttori, sceneggiatori, regista, direttore della fotografia e molti della troupe sono nati in Italia: non so cosa sia l'italianità, è una questione cervellotica secondo me". Così Paolo Sorrentino ha ricordato quest'oggi l'origine di This Must Be the Place, già presentato a Cannes qualche mese fa e dal 14 ottobre nelle sale, distribuito da Medusa in 300 copie: scritto dal regista insieme a Umberto Contarello, prodotto dalla Indigo Film, Lucky Red e Medusa Film in coproduzione con Francia e Irlanda, già acquistato - come ribadito dallo stesso Sorrentino - "in tutto il mondo, tranne che in Cina". Girato e ambientato a Dublino, a New York, nel Michigan e nel New Mexico, This Must Be the Place è un road-movie incentrato su "un uomo in bilico tra la noia prolungata e le avvisaglie della depressione, che poco a poco viene a conoscere qualcosa di piccolo su una storia enorme", spiega il co-sceneggiatore Umberto Contarello. L'uomo in questione è Cheyenne (Sean Penn), ebreo cinquantenne ex rock star che, all'indomani della morte del padre, parte per le esequie del genitore con cui aveva troncato i rapporti da 30 anni. Scoprirà che l'uomo aveva dedicato gran parte della sua vita a cercare un criminale nazista rifugiatosi negli Stati Uniti: ricerca che lo stesso Cheyenne deciderà di affrontare. "Sarebbe errato e presuntuoso dire che questo sia un film sull'Olocausto - dice Sorrentino -. Si muove su quello sfondo e racconta alcune cose, in modo del tutto incompleto, di un argomento talmente complesso che è impossibile decifrare in maniera univoca". Per farlo, il regista napoletano si affida a Sean Penn: "Il lavoro con lui è stato lo stesso fatto in precedenza con altri attori - racconta Sorrentino -. Con una piccola variante: vedendolo sul set hai da subito la sensazione che sia in grado di fare tutto. E questo apre scenari pericolosi, perché pensi di poter arrivare veramente dappertutto". Già fortemente "standardizzato" in fase di scrittura, il personaggio di Cheyenne deve molto proprio all'attore americano: "Penn ha saputo aggiungere sfumature in ogni momento, ha avuto l'intuizione della voce in falsetto e della camminata lenta, strascicata. Quella che secondo lui hanno i ricchi che si vergognano di essere tali".Acquistato dalla Weinstein Company per la distribuzione americana, This Must Be the Place dovrebbe uscire negli States entro dicembre per poter gareggiare - in tutte le categorie essendo in lingua inglese - ai prossimi Academy Awards: "Sappiamo che è già stato stanziato un budget per la campagna Oscar - dice Nicola Giuliano della Indigo - ma per questioni tecniche ancora non è detto si riuscirà a farlo uscire entro la fine dell'anno". Da parte sua, Paolo Sorrentino non si scompone e a chi gli chiede se il prossimo film sarà in Italia o negli USA risponde: "Dopo Il Divo fare questo film per me è stata una bella, lussuosa vacanza. Si ha sempre voglia di vacanza... Ma la realtà italiana è un serbatoio talmente ricco da cui poter attingere per raccontare storie, un panorama attraente. E proprio per questo - conclude il regista - il cinema italiano diventerà molto più importante di quanto lo sia adesso. Quando se lo potrà permettere".

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