NEWS a cura di Cinematografo.it

Monica Maggioni tra Narges Kalhor e Ebrahim Mehtari, protagonisti di <i>Out of Tehran</i>

02 settembre 2011

Vogliamo vivere!

"Non un'altra rivoluzione, ma una vita più decente", dicono i perseguitati di Out of Tehran. Al Lido il documentario shock sull'Iran della Maggioni

"Non vogliamo altre rivoluzioni, una basta e avanza. Quello che chiediamo è solo di poter vivere": più chiaro di così Ebrahim Mehtari non poteva essere. Ebrahim è iraniano, di Tehran. E' attivista da quando è cominciata l'era Khatami, Dopo la rielezione di Ahmadinejad nell'estate del 2009 la sua vita è precipitata nel baratro. Arrestato, torturato, violentato senza una valida ragione, è riuscito a scappare dal suo paese un anno fa e da allora vive come rifugiato politico a Parigi. Ebrahim è anche uno dei quattro protagonisti di Out of Tehran, il documentario di Monica Maggioni dedicato alle vittime del regime iraniano, presentato oggi a controcampo italiano. Una denuncia scioccante e un tentativo di risarcire, almeno in parte, quell'umanità che gli aguzzini del regime volevano negare ai protagonisti di queste quattro storie: "Ma ce ne sarebbero tante altre da raccontare - sottolinea la Maggioni, già reporter di guerra per la RAI e autrice di un altro bel documentario, molto apprezzato sempre qui a Venezia un anno fa, Ward 54, sui reduci americani dall'Iraq -, abbiamo dovuto fare una scrematura e prendere quelle che ci sembravano più adatte e a costruire una drammaturgia". Insieme a Ebrahim, al Lido, c'è anche Narges Kalhor. La sua storia è esemplare. Narges è la figlia di uno degli ex potenti del regime. La sua ribellione è stata triplice: alla famiglia, alla società, alla politica. Anche lei oggi è una rifugiata, in Germania: "La mia vicenda - dice - non è così straordinaria: ci sono molti figli che si ribellano all'intransigenza dei padri. Oggi l'Iran vive una profonda spaccatura generazionale, tra coloro che erano idealisti negli anni '70 e hanno fatto la rivoluzione, e quelli che sono nati sotto la rivoluzione e che chiedono oggi solo riforme. E una vita più decente".Non cerano la violenza gli attivisti del movimento verde: le loro armi contro il regime sono i sorrisi in piazza e le pistolettate ad acqua nei parchi, ovvero la gioia di vivere.Gli altri due protagonisti di Out of Tehran sono Abbas Khorsandi e Hossein Tabatabaei: il primo era professore di economia all'università, il secondo lavorava alla tv. Entrambi sono caduti nel buco nero della persecuzione del regime, riemergendone miracolasamente. Non sono a Venezia: "Abbas in particolare è nel Kurdistan iracheno, non distante dal confine - chiarisce la Maggioni -. Quando abbiamo girato la scena della sua fuga, non ci eravamo resi conti di essere così vicini all'Iran e di essere in una zona infestata da spie del regime". Out of Tehran nasce "da anni di frequentazione di quella parte del mondo - racconta l'autrice -. Col tempo mi sono resa conto che era sempre più difficile ottenere un visto per entrare nel paese e che le condizioni di vita della popolazione peggioravano giorno dopo giorno. Dopo gli incidenti dell'estate 2009, l'attenzione dei media è andata scemando. Questo documentario è diventato allora un imperativo morale". Lungi dal ridursi alla cronaca di quanto è successo dall'agosto 2009 in poi, Out of Tehran privilegia piuttosto i primi piani e le parole di chi è riuscito a sfuggire all'oppressione del governo di Ahmadinejad: "Quando decidi di raccontare una storia di questo tipo - conferma la Maggioni - capisci che l'unico approccio possibile è quello di toccare l'intimità delle persone coinvolte. Solo questa è capace di far emerge la catastrofe della politica e della società".

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