NEWS a cura di Cinematografo.it

26 luglio 2011

Cinque anni, un Rapporto

E' stato presentato stamattina in Senato il Report sull'andamento strategico 2006-2010 della Fondazione Ente dello Spettacolo: un documento declinato al passato, proiettato nel futuro

La presentazione in Senato del Report sull'andamento strategico 2006-2010 della Fondazione Ente dello Spettacolo rivestiva vari significati. Innanzitutto era il momento di verifica necessario di una struttura intenzionata a portare avanti il processo di ricollocazione e rilancio di se stessa nell'ambito di un sistema complesso come quello del cinema. Chi è il camminatore che, prima di proseguire con slancio, non voglia sostare un attimo, voltarsi indietro e assicurarsi di non avere nel frattempo smarrito il cammino? "5 anni fa - ricorda il suo Presidente, Dario E. Viganò, alla platea convenuta a Palazzo Giustiniani - ci era stata lanciata una sfida, complessa per la posizione di avvio nella quale erano sedimentati decenni di tranquilla sopravvivenza, difficile perché si avviava in un momento di oggettiva crisi finanziaria che ha avuto una notevole ricaduta nel comparto cinema, non scontata per il mutamento veloce degli scenari e il rinnovato panorama tecnologico che andava arricchendosi giorno dopo giorno. La Fondazione Ente dello Spettacolo ha intercettato tali cambiamenti e ha cercato di trovare adeguate risposte, cercando di coniugare la ricca tradizione cattolica con la capacità di aggiornare il suo know-how tecnologico e le relazioni con i diversi interlocutori del mondo del cinema". La mission era innovare nella tradizione. Che, tradotto, significava implementare nuove iniziative senza tradire la propria specificità culturale: "Il lavoro della Fondazione può rappresentare - sottolinea Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata e Presidente della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni Sociali - la parabola dell'impegno dei cattolici nella cultura". Ed è questo il secondo aspetto di rilevo della presentazione del Rapporto in Senato: riaffermare il senso di un impegno (la rilevanza dei cattolici nella cultura), in un momento in cui tutta una tradizione di saperi e di competenze rischia di essere travolta dalle prerogative di un mercato chiamato a perseguire il profitto piuttosto che a elaborare politiche culturali. Senza ricadere in vecchie diatribe, una struttura moderna deve essere capace di garantire l'uno senza tradire l'altra. Ecco perché, accanto all'abituale lavoro nel comparto dell'editoria cartacea (con la pubblicazione di saggi monografici e di approfondimento, oltre a quella della Rivista del Cinematografo) e della formazione (rafforzato dalla partnership con diverse realtà operative in ambito cinematografico, da Cinecittà Luce SpA al Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, dai «Cahiers du cinéma» al Museo del Cinema di Torino, dalla Cineteca di Milano alla Film Commission Torino Piemonte, fino al Festival dei Popoli e alle università), la Fondazione ha puntato decisa sull'editoria elettronica con l'espansione sul web dei propri servizi di informazione (veicolati dai suoi vari siti: cinematografo.it, cinematografo.tv, cineconomy.it e il sito istituzionale: www.entespettacolo.org), trasformandosi di fatto in leader di contenuti cinema per i maggiori portali italiani e siti web, come Yahoo, MSN-Microsoft, Libero, Libero-Mobile, ITS Informatica, Tiscali, Noverca, Matrix, MTV, ComingSoon Television, PreviewNetworks, Lancia (oltre ad arricchire le edizioni online di testate nazionali come il Sole 24 Ore, case di produzione quali Filmauro, i siti Monini Cinema e Nastro Azzurro).L'agilità, la capacità di lavorare con i diversi operatori del comparto è probabilmente il requisito più importante per una struttura che si trovi a operare in un settore proteiforme e volatile come quello della comunicazione. Capacità di articolazione interna ed esterna: il senso ultimo dell'intervento FEdS in Senato - ovvero in una delle massime sedi istituzionali italiane - sta in fondo qui. Nella testimonianza di una struttura che in questi anni, sotto l'impulso della presidenza Viganò e della CEI, ha cercato di comprendere e sussumere le profonde e repentine trasformazioni del cinema, ridisegnando ambiti e modalità proprie d'intervento. Senza snaturarsi, coltivando il dialogo con tutti - istituzioni, imprese, registi (e la presenza in platea di Pupi Avati e Alessandro D'Alatri era lì a dimostrarlo), attori, mondo della critica e dell'università. Nella convinzione che il cinema possa diventare un patrimonio nazionale (economico e culturale) solo armonizzando tutte le sue parti, dall'educazione alle immagini alla promozione. Nella convinzione che oggi il mondo della comunicazione - non solo quindi quello cinematografico - necessita di un modello elastico, multipolare. Un modello che ha già cambiato la storia di un Ente (il vecchio Ente dello Spettacolo divenuto Fondazione nel 2006), e ambisce ora a farsi motore di cambiamento per l'intero comparto.

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