NEWS a cura di Cinematografo.it

L'ex presidente del CCC Diego Fabbri

01 luglio 2011

Nel nome di Diego Fabbri

Nel centenario della nascita dell'autore forlivese, intervista al suo successore Dario E. Viganò: "Comprendere la Storia a partire da Dio"

Un capitale passaggio di testimone, quello tra Diego Fabbri, autore drammatico fra i più significativi della generazione postpirandelliana, e Dario Edoardo Viganò, autore di numerosi studi sul rapporto tra mondo cattolico e media e presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo. Entrambi attivi sulla scena culturale italiana, tra le difficoltà che sempre incontrano gli intellettuali cattolici, oggi, nella ricorrenza  del centenario della nascita del forlivese Fabbri (2 luglio), Viganò parla del suo predecessore all'odierna FEdS.Da anni in prima linea sui temi della comunicazione, lei condivide con Diego Fabbri la volontà di affrontare le questioni più brucianti alla luce della fede cattolica. Qual è, oggi, il lascito dell'autore di Processo a Gesù?Il passaggio tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e il momento storico che stiamo vivendo, hanno alcuni elementi che accomunano la riflessione degli intellettuali del mondo cattolico: in quegli anni il passaggio da una cultura ad alta densità cristiana ad una concezione della vita mutuata dai modelli d'oltreoceano (basti pensare alla seduzione degli stili di vita con la Hollywood sul Tevere o la rappresentazione delle donne sui settimanali femminili); oggi la fatica di comprendere come si debbano declinare le forme storiche della presenza della Chiesa nella società. Credo non sia un caso che proprio oggi assistiamo a una riscoperta dello scrittore cattolico forse più atipico e controverso che si conosca. Fabbri ha avuto la forza intellettuale di esprimere un giudizio della storia a partire dalla propria profonda esperienza di credente. E' quanto attende anche noi e il nostro lavoro.Si riferisce a qualche ambito in particolare?Penso anzitutto alla società. Una presenza e un impegno che, come ricorda il Papa, non si esaurisca in un condiviso umanesimo ma si alimenti continuamente della vita di Cristo. Del resto, ai discepoli, Gesù non domanda di amare, ma di amare con la qualità dell'amore di Dio: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti". Coltivare, dunque, un atteggiamento che sappia accogliere e insieme sappia indicare il cuore del mistero della forza che muove l'intero popolo di Dio. Si tratta di rinnovare la parola della profezia che è quella che abilita la comprensione della storia a partire dallo sguardo di Dio. E' quanto Diego Fabbri, intellettuale a disagio nella sua epoca, ha cercato di compiere.Da Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, carica ereditata da Fabbri, a capo del Centro Cattolico Cinematografico fino al 1950, quali innovazioni ha introdotto?Dagli anni Cinquanta all'inizio del terzo millennio è un tratto di storia che, sul piano delle tecnologie comunicative, rappresenta quasi un'eternità. Oggi la Fondazione è impegnata con una presenza molto importante sulla Rete. C'è il sito della Fondazione -- che numerosi utenti trovano accattivante sul piano della grafica e dei contenuti - in cui la nostra community trova ogni giorno notizie e curiosità. In tale spazio ci si confronta sulla cine-economia, settore al quale prestiamo un'attenzione particolare con il nostro portale cineconomy.com, per offrire agli utenti una visione organica del Mercato e dell'Industria del Cinema in Italia, dove pubblichiamo ogni anno il Rapporto edito dalla Fondazione, scaricabile dal portale gratuitamente, e viene dato inoltre spazio agli eventi editoriali e culturali curati dall'Ente. Sul web si trova, inoltre, cinematografo.it, sito ideato per diffondere al meglio la cultura cattolica attraverso il grande schermo, con aggiornamenti quotidiani sul mondo del cinema, recensioni e approfondimenti, e il servizio giornaliero di rassegna stampa, che raccoglie tutti gli articoli sul cinema pubblicati sulle principali testate internazionali, nazionali e locali. Altro aspetto importante è l'attenzione che riponiamo al settore Educational: dalle scuole di critica cinematografica che attiviamo ogni anno alle mostre fotografiche (una delle quali, incentrata sulla figura del prete nella storia del cinema, inaugurata in Vaticano con il cardinale Bagnasco e il regista Carlo Verdone). Senza dimenticare, poi, tra le iniziative che la Fondazione porta avanti con orgoglio, il Premio Robert Bresson, conferito ogni anno durante la Mostra del Cinema di Venezia: nato come riconoscimento di nicchia, grazie al nuovo sistema di comunicazione ha acquisito un prestigio rimarchevole.Che cosa significa, per lei, lavorare nel mondo della cultura, partendo da una visione cristiana?Significa non abbandonarsi all'estetica del bello, ma tendere alla ricerca della spiritualità: anche una pièce teatrale può avere la valenza di una preghiera, come insegna il teatro di Fabbri. Ma, soprattutto, mantenere vive le radici cristiane che affondano nella storia stessa della cultura italiana. Se la società si fa liquida, per dirla con Zygmunt Bauman, occorre farsi solidi. E radicarsi, qui ed ora, alla continua narrazione dei valori cristiani.

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