NEWS a cura di Cinematografo.it

<i>La vita facile</i>

25 febbraio 2011

Favino ha vita facile

"Sulle orme delle commedie di Sordi e Manfredi, ecco il mio medico fetente", dice l'attore. Con Accorsi e la Puccini per Pellegrini, dal 4 marzo in sala

"Nessun santo, nessuno è perdonabile: sono personaggi già cari alla commedia anni '60, quelli di Manfredi, Sordi e Gassman: divertenti per un attore, ma sociologicamente non li giudico". Così Pierfrancesco Favino, protagonista con Stefano Accorsi e Vittoria Puccini, de La vita facile di Lucio Pellegrini, prodotto da Fandango e distribuito da Medusa dal 4 marzo in 300 copie. Nel film, "una commedia che mischia generi diversi  perché - dice il regista - mi piace sperimentare", Luca (Accorsi) e Mario (Favino) sono due medici: già amici, non si vedono da anni, il primo in Africa a dirigere uno sgangherato ospedale umanitario, il secondo a Roma in una lussuosa clinica privata, che gli permette di condurre una vita facile con la moglie Ginevra (Puccini), che aveva flirtato con Luca. Si ritroveranno tutti e tre in Kenya, "in un Continente Nero non buonista, che i nostri personaggi sfruttano per mondarsi", dice Favino, che definisce il suo Mario "un fetente, pur simpatico". Viceversa, per Accorsi "niente è come sembra: nel film si evitano buonismo, cinismo di superficie e facili sentimenti, il focus è sull'egoismo", mentre per la Puccini Ginevra "è buffa, anche nelle sue zone d'ombra e nelle superficialità: da un lato, usa il fascino per gestire i suoi uomini; dall'altro, è fragile, insicura. Comunque, è molto distante da me". Nel cast, anche Camilla Filippi, nei panni di una collega di Luca: "Lei è lì per una scelta consapevole, e fa risaltare per opposto la natura degli altri tre". Con Riusciranno i nostri eroi di Scola per "modello alla lontana", La vita facile - dice Pellegrini -  "non offre uno sguardo consolatorio sull'Africa e racconta personaggi sfaccettati, evidenziandone gli aspetti negativi", mentre per Accorsi "la vita facile è una chimera: nessuno è soddisfatto di quel che è o ha, mentre l'Africa vive di fatalismo, con assi vitali spostati rispetto ai nostri" e per Favino "senza plagio, piuttosto con un omaggio alla commedia anni '60, c'è una griglia di rapporti reali, senza retorica". Conclude Pellegrini: "In Italia, anche sui temi politici, non c'è discussione, ma tifo calcistico: contro o a favore. E i 40enni, come quelli che inquadro, sono ancora figli in questo paese di vecchi in mano ai 70enni, come il dottore padre di Luca e capo di Mario (Ivano Marescotti)". Mentre il produttore Domenico Procacci, sull'attuale successo delle commedie, sottolinea come "la commedia non possa essere l'unica chiave per raccontare una storia: il patto col pubblico non è eterno, come dovrebbero insegnarci i film generazionali che tanto andavano di moda. E Bondi non deve utilizzare questi numeri per attestare l'inutilità dei fondi al cinema".

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