NEWS a cura di Cinematografo.it

<i>Di me cosa ne sai</i>

04 febbraio 2011

Che pellicola fa?

Di me cosa ne sai, chiede il nostro cinema: le risposte di politica, produzione e autori

"Sarebbe possibile fare, oggi, un altro Salò?". E' Steve Della Casa, con questa riflessione, a introdurre il nuovo progetto editoriale di Cinecittà Luce: Di me cosa ne sai, un documentario di Valerio Jalongo (La scuola è finita), presentato alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia 2009 e da gennaio in vendita in dvd. Un'inchiesta a più voci sulla crisi del cinema italiano, che parte da Pasolini e Bellocchio, per arrivare alle sale multiplex, passando attraverso lo scontro tra Fellini e Berlusconi sulla tv commerciale. "Un progetto – spiega il regista –  che oscilla tra presente e passato, dimostrando, come la storia della nostra produzione culturale sia indissolubilmente legata agli eventi politici e sociali dell'intero paese".  "Il concetto di crisi – spiega Steve Della Casa – è da sempre innato nel nostro immaginario collettivo: il cinema italiano ha dovuto fare i conti, fin dalla sua nascita, con un atteggiamento quasi apocalittico". "Oggi, però - interviene Luciano Sovena , amministratore delegato di Cinecittà Luce - la nostra industria sta vivendo un momento roseo. I dati Anica dimostrano una rifioritura indiscutibile: il digitale sta ormai abbattendo i costi di produzione e le lacune riformiste dello Stato centrale sono colmate efficacemente dalle Regioni". E allora di cosa ci si dovrebbe lamentare? "Manca una visione politica lungimirante", risponde Jalongo. "Quando Fellini portava in tribunale Berlusconi contro i passaggi pubblicitari nei suoi film – come mostra il mio documentario - si stava combattendo una battaglia che riguarda tutti noi: l'Italia era a un bivio storico tra il mantenere un'identità culturale e l'omologarsi completamente al modello della televisione americana. Purtroppo sappiamo come sia andata a finire". E Andrea Purgatori, coordinatore del movimento 100 Autori, aggiunge: "La pirateria è un problema paralizzante di cui sono responsabili  compagnie telefoniche e provider. Ma anche l'assenza di una compattezza del settore ci penalizza: le lobby degli esercenti hanno rifiutato per l'ennesima volta - proprio in questi giorni - l'aumento di 1 euro sul biglietto". "E vorrei sottolineare – prosegue – che da due anni a questa parte gli stessi hanno incrementato di circa 2 euro i costi delle proiezioni normali e di oltre 4 o 5 euro quelle in 3D. Senza che il Governo facesse nulla".  "Non dobbiamo, però, adagiarci sull'autonomia delle Regioni – incalza l'onorevole Beppe Giulietti (Articolo 21) – perché potrebbe essere pericolosa: lo Stato deve prendere in mano la situazione con una legge di riforma ormai indispensabile. E dovrebbe anche occuparsi di questioni internazionali come la liberazione dell'iraniano Panahi". L'onorevole Gabriella Carlucci (Pdl) smentisce le accuse lanciate: "Non sono d'accordo con Fellini, né con il pessimismo di Jalongo: non è vero la televisione è l'unica causa di ogni male, così come è totalmente falso e parziale che lo Stato si stia disinteressando della situazione. Stiamo preparando la proroga del tax credit e del tax shelter  per i prossimi due anni e stiamo cercando di promuovere la cultura cinematografica tra i giovani". La Provincia di Roma, dal canto suo, ha messo in atto un piano di utilizzo di risorse a favore della neonata Scuola provinciale d'Arte Cinematografica Gian Maria Volontè. "Inoltre – interviene il Presidente Nicola Zingaretti -  vogliamo continuare a finanziare progetti di rilevanza formativa, come il ciclo di incontri per le scuole Cinema e Storia. "Spesso, però – controbatte Jalongo – il Governo promette ma non concretizza". "E' il momento di alzare i toni – conclude - perché in una società in cui l'Auditel viene applicato anche all'informazione, la libertà di espressione rischia di essere lesa irrimediabilmente".

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