NEWS a cura di Cinematografo.it

Antonio Albanese è Cetto La Qualunque

18 gennaio 2011

Qualunquemente Italia

"Racconto il Paese, ma Berlusconi ci ha fermato un po'", dice Antonio Albanese. Il suo Cetto La Qualunque da venerdì 21 gennaio in 600 copie

"Avevo voglia di raccontare il nostro Paese: con lo sceneggiatore Piero Guerriera, siamo due meridionali, io figlio dell'immigrazione, con tatuato i ricordi di mio padre, la sua disperazione, l'abbandono della terra per fame e per la famiglia. Cetto è nato 8 anni fa, ora arriva al cinema, col desiderio di raccontare l'Italia con comicità e attenzione". Così Antonio Albanese presenta Qualunquemente, il film che porta sul grande schermo il suo Cetto La Qalunque, il suo celebre politico calabrese cafone e corrotto, depravato e ignorante, nato in televisione nel 2003 all'interno del programma Non c'è problema: prodotto da Fandango e distribuito da 01, sarà in 600 sale venerdì 21 gennaio. Nel cast , tra gli altri, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese, Davide Giordano e Luigi Maria Burruano, è diretto da Giulio Manfredonia (Si può fare), che sottolinea: "E' un progetto originale, azzardato, quasi folle, un film inconsueto per nostro cinema, una bella sfida: da un lato, Cetto è un personaggio forte, conosciuto, netto, una maschera; dall'altra, è un film non collocabile con allusioni a tanti generi, dal sapore raro, surreale, paradossale".Ma è un film comico? "Per me è un film comicissimo, la cosa più comica che ho fatto", dice Albanese, per cui " è difficile fare comicità in questo paese, non entrare in etichette e sostenere il proprio gusto". Forse, il problema è che la realtà, vedi Berlusconi, ha superato la fantasia: "Non è colpa mia, il personaggio è nato 8 anni fa, quando si parlava – precisa Albanese -  già di pilu: se oggi è diventato ciellino, non è colpa mia. Il tempo ci scavalca e non, noi ci lavoriamo sopra, non giudichiamo, ma rappresentiamo abbastanza liberamente: un comico deve trovare il modo di andare avanti, che c'è sempre, basta elaborare".Ma per Albanese satira non è la parola giusta: "Mi piace parlare di comicità a 360 gradi, satira è un'etichetta spudorata, manovrata: è stata maltrattata come parola".Ma Berlusconi ha influenzato la stesura della sceneggiatura? "Mi dovete credere, non ci abbiamo mai pensato, il personaggio nasce da lontano, 8 anni fa, riferendosi a personaggi esuberanti, a questa maschilità che non ho mai sopportato: non volevo mai farsi coinvolgere in qualcosa di troppo immediato e riconoscibile, Berlusconi ci ha anche un po' fermati". Eppure – prosegue Albanese – "c'è la possibilità di rialzare il capo? Sì, noi siamo ottimisti, per questo abbiamo fatto Qualunquemente, cercando di rendere ridicoli questi personaggi: mafiosi e politici troppo spesso sono decantati, qui, viceversa, sono dei perdenti, non hanno gusto, trattano male le donne. Volevamo far capire alle giovani generazioni che sono cattivi esempi"."Il film  è il ritratto dell'immoralità che viviamo e di cui siamo assuefatti", puntualizza Burruano, per cui "Cetto fa anche simpatia, ma sarebbe da mettere al muro e sparargli. Eppure, lo applaudiamo perché dentro di noi c'è un Cetto", mentre Rubini, che interpreta lo spin doctor elettorale di Cetto si rivolge alla stampa: "Nell'ultimo periodo nei giornalisti vedo poco coraggio: vi esprimete dopo che l'ha già fatto il pubblico, mentre una volta pensavate di poterlo orientare".

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