NEWS a cura di Cinematografo.it

Michele Placido<br/>Foto Pietro Coccia

17 gennaio 2011

Placido contro tutti

"Alla Lega dico di preoccuparsi dei film di Martinelli", è la risposta del regista di Vallanzasca a Cavallotto. E sul successo della commedia, dice: "Nell'Italia di oggi va bene solo il cinema che non fa pensare"

"Un film deve far discutere. Quindi ben vengano le polemiche, significa che faccio cinema vero e non addomesticato come sempre più spesso succede in Italia". Lo ha detto Placido, a margine della conferenza stampa di presentazione del suo Vallanzasca – Gli angeli del male (da venerdì in sala con la Fox in 350 copie), rispondendo così alle critiche che da più parti gli sono piovute prima, durante e dopo la lavorazione del biopic sul bel Renè: contro il film sono scese in campo, nell'ordine, l'Associazione delle Vittime che ha accusato il regista pugliese di aver trasformato le gesta sanguinarie di un criminale comune in romantica elegia del bandito. Poi è toccato a una parte della stampa e ai politici maltrattarlo dopo averlo visto a Venezia (Giro aveva definito Placido "un regista mediocre"), quindi la Lega che, nella persona del deputato Davide Cavallotto, aveva invitato ieri il pubblico a boicottarlo in sala: "Gli rispondo di occuparsi d'altro - replica Placido -. D'altra parte la Lega aveva appoggiato il Barbarossa di Martinelli che, a fronte di 12 milioni di euro di finanziamenti statali, si è rivelato un flop clamoroso. Io dallo Stato non ho preso un euro". All'associazione delle Vittime aveva già risposto tempo fa: "In Francia dedicano due film a Mesrine e in Germania si produce una pellicola come La Banda Baader Meinhof, senza che nessuno si scandalizzi. Il cinema, come la letteratura, ha sempre raccontato il lato oscuro degli esseri umani. Solo in Italia suscita tanto malumore. Eppure non regaliamo niente al protagonista". Il quale ha fatto sapere di non essere rimasto particolarmente felice del modo in cui è stato trattato: "Ha detto che ride poco e che sembra una specie di sessuomane, ma io ho cercato solo di umanizzarlo - si difende il regista -. D'altra parte non ho letto solo quello che racconta lui nella sua biografia (Il fiore del male - Bandito a Milano, di Carlo Bonini e Renato Vallanzasca, ed. Tropea, ndr), ma ho avuto a disposizione altre informazioni, e tutte erano d'accordo nel definirlo un uomo che amava i soldi, le donne e, probabilmente, la cocaina".Il fronte aperto rimane comunque la politica italiana, rea secondo Placido di atteggiarsi a Madre Teresa di Calcutta quando dovrebbe guardare ai propri comportamenti: "La situazione è delicata e bisogna fare molta attenzione. Parlando di cinema, è sempre più difficile fare certi film in Italia. E io sono sempre più isolato. In televisione non mi fanno andare. E credete che se proponessi il mio progetto su Mani Pulite a Medusa o Rai Cinema mi accoglierebbero a braccia aperte? Eppure sarebbe un film doveroso. Ma prima o poi lo farò, magari in Francia, dove realizzerò i miei due prossimi progetti". Il primo è un film di genere, Lo spione: "Ho chiesto a Toni Servillo di interpretare un ruolo fondamentale, ma è chiaro che il cast sarà quasi del tutto francese. Del resto, fare di necessità virtù. Se non possiamo fare i nostri film in Italia, gireremo in Francia, dove potremo avvalerci anche delle loro agevolazioni fiscali sul cinema". E sul successo della commedia italiana, Placido dice "di essere contento, perché permette alle nostre maestranze di sopravvivere. Ma la morale è che in Italia si può fare solo questo tipo di prodotto, ovvero un cinema che non fa pensare". Il regista conferma che la paternità dell'opera appartiene per metà a Kim Rossi Stuart: "Non volevo metterci mano. Poi Kim mi ha chiamato e convinto", ricorda Placido. "Non ho timore a dire che lui è anche il co-regista, oltrechè l'interprete principale e lo sceneggiatore". E sullo script Placido chiarisce anche l'altra grande polemica che ha caratterizzato Vallanzasca, la sconfessione di Andrea Purgatori che, insieme ad Angelo Pasquini, aveva redatto la prima versione del soggetto: "Non era male, ma non andava nella direzione che avrei voluto io, non aveva quel mood che Kim è riuscito invece a captare. In ogni caso per ragioni contrattuali abbiamo mantenuto sulla sceneggiatura i credits di Purgatori e Pasquini, ma il primo, dopo l'accoglienza a Venezia, ha deciso di ritirare la firma".Kim Rossi Stuart, che ha passato mesi in compagnia del bandito pur di entrare nella parte, dice che Vallanzasca "è un personaggio iperbolico, che riunisce in sè caratteri opposti e radicali, la violenza e la dolcezza. Non si poteva non portare al cinema". E sul modo in cui il Bel Renè utilizzava i media, Rossi Stuart è categorico: "Penso sia vero il contrario: erano i media a manipolarlo, approfittando del suo istrionismo. Se invece è stato lui ad usarli, allora lo ha fatto male". Vallanzasca - Gli angeli del male (che sarà distribuito anche in Europa e in America) parte dall'infanzia del "bel Renè", per raccontare l'apprendistato tra le gang di quartiere, i piccoli furti, la prima rapina in banca, l'inarrestabile ascesa nella mala milanese, dove tra i Settanta e gli Ottanta scorrono fiumi di coca e di sangue: "Una storia di delitto ed espiazione in cui non cerchiamo chiavi di letture psicologiche o scusanti per il personaggio - commenta Placido -. Nemmeno il vero Vallanzasca lo ha mai fatto, tanto che nel suo libro parla poco dell'infanzia e della famiglia, dicendo chiaramente di essere nato bandito". Più della metà del film è ambientata nel carcere duro dove Renato Vallanzasca viene rinchiuso all'età di 28 anni. E' lì che il personaggio inizia la discesa all'inferno, e nasce il suo mito. Che ha sedotto e continua a sedurre generazioni di donne. Negli anni sono arrivate visite e lettere, dediche e capelli, più altri reperti anatomici. Ma solo una non lo ha mai veramente abbandonato, la seconda moglie Antonella D'Agostino, nel film interpretata da Paz Vega. Valeria Solarino è invece il primo grande amore del giovane Vallanzasca, mentre Filippo Timi uno dei membri della sua banda, Massimo Loi, additato poi come lo spione e decapitato in carcere. Francesco Scianna interpreta infine il boss Frances Turatello, prima rivale poi alleato del bandito delle polemiche.

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