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11 novembre 2010

Torino docet

Piva in concorso con Popescu, il Gran Premio a John Boorman, Danny Boyle e Seymour Hoffman fuori competizione: ecco la 28. edizione del TFF, dal 26 novembre al 4 dicembre

Che cosa si può fare con un budget di 2,6 milioni di euro? Moltissime cose a quanto pare, come dimostra il festival di Torino, diretto da Gianni Amelio con l'aiuto di Emanuela Martini. Dietro a ogni edizione (siamo arrivati alla 28ma, 26 novembre- 4 dicembre) c'è un programma che cerca di attirare un pubblico di appassionati e di far vedere ai giovani opere che non conoscono o non hanno mai visto sul grande schermo. Quindi le retrospettive, quest'anno la personale su John Huston (a cura di Emanuela Martini), il Gran Premio Torino a un cineasta, l'anno scorso Francis Ford Coppola, quest'anno John Boorman. Il concorso, rivolto a opere prime, seconde e terze, ha sulla carta titoli interessanti. Incominciando da Henry di Alessandro Piva, solo italiano in competizione, tratto dal romanzo di Giovanni Mastrangelo con Carolina Crescentini, Michele Riondino, di ambientazione capitolina notturna e inedita: ad Amelio il merito della continua ricerca di prodotti trasversali e innovativi come La bocca del lupo di Pietro Marcello, vincitore del festival lo scorso anno.Almeno altri sei film su sedici da segnalare: Portrait of the Fighter As a Young Man, l'esordio alla regia del rumeno Constantin Popescu, uno dei 5 registi dei Racconti dell'età dell'oro; The Bang Bang Club, primo lungometraggio di finzione del documentarista Steven Silver, che racconta la storia vera di quattro fotografi in Sudafrica prima delle fine dell'Apartheid; Four Lions, commedia feroce sul terrorismo dello scrittore televisivo Chris Morris, che debutta anche lui al cinema. Soulboy, ovvero la febbre del sabato sera dell'irlandese Shimmy Marcus: i Vampires del belga Vincent Lannoo; il noir canadese Small Town Murder Songs di Ed Gass-Donnelly, con una sorprendente colonna sonora gospel-rock. Mentre nella sezione Festa Mobile, che ripropone i titoli più belli della stagione, oltre a Hereafter di Clint Eastwood in chiusura del festival, troviamo l'agghiacciante 127 Hours di Danny Boyle con James Franco intrappolato tra le rocce di un canyon dell'Arizona, Jack Goes Boating, l'esordio alla regia di Philip Seymour Hoffman, Kaboom di Gregg Araki. L'ultimo Raul Ruiz (Misterios de Lisboa) e Neds di Peter Mullan, già vincitore del festival di San Sebastian.Per chi li avesse persi a Cannes, consigliamo il coreano Poetry di Lee Changdong e Tournée di Mathieu Amalric. E una perla: The Special Relationship di Richard Loncraine, con Michael Sheen e Dennis Quaid, prodotto per la tv (perché loro, Hbo e Bbc, diversamente da noi le fiction le sanno fare), racconta il "rapporto speciale" di Tony Blair e Bill Clinton e il successivo cambio di rotta del premier britannico. Una lezione di storia recente, dietro le quinte della dottrina Blair.Infine un plusvalore: il FilmLab. Tra i titoli fuori concorso di Torino 28 c'è il costaricano Agua fria do mar, uno tra i primi progetti a vincere il Lab, cioè soldi e aiuto a sviluppo e produzione, e poi il riconoscimento internazionale del festival di Rotterdam. Troviamo anche Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, selezionato per la Quinzaine des Realizateurs di Cannes, anche lui figlio di questo laboratorio internazionale, in cui esordienti e tutor si confrontano, e i progetti migliori vengono accompagnati passo dopo passo al traguardo, ossia la realizzazione finale.

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