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04 novembre 2010

Una vita da romanzo

"Un imprenditore della cultura, che voleva cambiare il mondo", dice Inge Feltrinelli del marito Giangiacomo. Il ricordo nel documentario di Scarzella e

Bisogna dare alla gente più tempo per leggere, dargli anche il sabato oltre alla domenica per riposarsi e distrarsi. E bisogna continuare ad elevare il livello di vita del popolo italiano": così parlò Giangiacomo Feltrinelli, il grande editore e politico italiano. Poche parole ma sufficienti a condensare il senso di un percorso umano e professionale interamente consacrato alla cultura. La sua figura s'intreccia alla storia del ''900 italiano nel bel documentario di Luca Scarzella e Simonetta Fiori, Inge, molto applaudito ieri sera al festival di Roma dove era in cartellone come evento speciale. Quelle parole sono anche le uniche che vedremo pronunciare da Feltrinelli nel film. Perché Inge è sì il ritratto dell'uomo, ma in controcampo, a partire dal racconto che ne dà la moglie nella lunga intervista concessa aalla Fiori: "Non sarò mai abbastanza grata a mio marito - racconta Inge - per avermi permesso di essere la persona che sono: un'ottimista che non si ferma e va avanti". Ma chi era Giangiacomo Feltrinelli per Inge? "Un imprenditore moderno della cultura, non solo un editore. Voleva fare tante cose. Voleva cambiare il mondo. Voleva l'impossibile: rimase sempre un uomo di sinistra, nel senso migliore del termine". Un uomo che ha pagato caro la sua estrema coerenza: il divorzio da Inge e una morte avvola ancora nel mistero (cui s'ispiro De Andrè nella canzone Il bombarolo): "Uno dei tanti misteri d'Italia - commenta Inge - ma non mi lascio convincere da nessuno". Inge inizia da "la notte dei cristalli" in Germania, e l'incendio nelle sinagoghe. Al tempo la protagonista è una fotoreporter: "Potevo avere lo stesso destino di Anna Frank - ricorda - che era una mia coetanea". Le cose invece presero una piega diversa. Inge avrebbe conosciuto il non plus ultra della lettratura mondiale dell'epoca (da Hemingway a Simone de Beauvoir) e di quella generazione fornisce simpatici aneddoti, come quello su Marquez "che era timidissimo e aveva paura dei giornalisti" o su Karen Blixen che "mangiava solo ostriche e beveva solo champagne". "Era un'epoca - sottolinea Inge - in cui volevamo cambiare il mondo con i libri, in cui l'editor faceva tutto, era agente, banchiere, psichiatra". Una missione che ha sempre affascinato Amos Oz, amico personale di Inge e ieri sera presente in sala, che definisce l'editrice "Un vero vulcano di idee, curiosità, gentilezza. La sua grande virtù morale è la curiosità, vera essenza della letteratura". Dopo la morte di Giangiacomo Inge avrebbe preso le redini della Feltrinelli evitandone la chiusura. Guai però a definirla una salvatrice: "E' stato merito del gruppo. Ha vinto lo spirito di squadra", dice. Oggi le librerie Feltrinelli sono 100 su tutto il territorio italiano. E ai giovani editori consiglia di essere "come don Giovanni: devono sedurre. Oggi ci sono troppi autori, non si puo' essere amici di tutti". E sulle redini e il destino della casa editrice confessa: " Fa tutto mio figlio Carlo, che è molto schivo, non ama la vita mondana, ma vive per il suo lavoro: il film è suo, io sono solo un jolly di rappresentanza". Inge uscirà il 24 novembre direttamente in DVD, distribuito da Cinecittà Luce per Feltrinelli Real Cinema.

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