NEWS a cura di Cinematografo.it

Sergio Castellitto<br/>Foto Pietro Coccia

28 ottobre 2010

Castellitto portavoce

"Non pretendiamo elemosine, ma investimenti pubblici e prelievi di scopo da parte di chi utilizza il nostro lavoro": ecco il documento delle associazioni che leggerà il Presidente di Giuria del Festival questa sera all?Auditorium

"Sergio Amidei, uno dei più grandi sceneggiatori italiani del dopoguerra, immaginò per tutti noi un piccolo grande sogno: una Casa per il Cinema dove autori, registi e attori potessero incontrarsi e confrontarsi. Quella casa ora esiste poco lontano da qui e a quella casa una settimana fa siamo tornati tutti insieme per dire che è nostra e per discutere tra noi cosa fare di fronte a un governo che ci aveva messo con le spalle al muro, tagliando i soldi del Fondo Unico dello Spettacolo ai minimi storici e quelli per le fiction televisive di un terzo, provocando in due anni il dimezzamento delle ore lavorative delle troupe, e cancellando dopo dodici mesi quelle agevolazioni fiscali che avevano dato un po' di linfa vitale al nostro settore. E alla Casa del Cinema ci siamo ritrovati. Trentadue Associazioni, tutti insieme. Dopo tanto tempo abbiamo sottoscritto un documento comune. E adesso siamo qui, a occupare simbolicamente il tappeto rosso del Festival del Cinema, per comunicare a voi che siete il nostro pubblico le nostre richieste, perché il nostro cinema riguarda anche voi". Inizia così il documento firmato e sottoscritto dalle associazioni che questa sera sarà letto dal Presidente di Giuria, Sergio Castellitto, all'inaugurazione del Festival di Roma: "Noi non pretendiamo elemosine, ma investimenti pubblici e prelievi di scopo certi soprattutto da parte di chi utilizza il nostro lavoro, e chiediamo agevolazioni fiscali perché non rappresentano denaro a fondo perduto, ma risorse che tornano triplicate, sotto forma di tasse, allo Stato" - si legge ancora nel documento, che si conclude così: "E non siamo una categoria di parassiti o assistiti, come vorrebbe far credere il governo, ma parte decisiva di un'industria, quella dell'audiovisivo, che è strategica per ogni paese moderno e che coinvolge più di 250 mila persone.'La cultura non si mangia', sostiene il Ministro del Tesoro Tremonti. Ma, forse lui non lo sa, nutre lo stesso permettendo a centinaia di migliaia di persone che la producono di mangiare, e inoltre fornisce a quei cittadini che si fanno pubblico un alimento immateriale e decisivo, fatto di emozioni e sogni, consapevolezza e senso dell'identità nazionale, per guardare la realtà con occhi nuovi e immaginare un paese migliore".

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