NEWS a cura di Cinematografo.it

<i>L'illusionista</i>

21 ottobre 2010

L'ultima illusione di Tati

"Fare il film di un altro, così famoso? Mai, finché non mi sono innamorato dello script", dice Sylvain Chomet. Che dopo Belleville trova un mago d'animazione

"Fare il film di un altro, soprattutto di uno famoso come Tati, era l'ultima cosa che volevo fare: ma già in Appuntamento a Belleville c'erano i suoi manifesti e le immagini di Giorno di festa, per la figlia il mio stile è congruente al suo mondo, e… quando ho letto lo script me ne sono innamorato". 50 anni dopo, dunque, è ancora Tati. Evento speciale all'ultima Berlinale, già distribuito in Francia e, con maggior successo, in Inghilterra, a Natale con Sony negli Usa, L'illusionista animato di Sylvain Chomet arriva anche in Italia: dal 29 ottobre, distribuito in 30-35 copie dalla Sacher di Nanni Moretti.E' ancora Tati, perché sua è la sceneggiatura (ideata nel '53, redatta e lasciata incompiuta 6 anni dopo: cambiamenti fondamentali, da Praga si passa a Edimburgo, e il focus è su un rapporto padre-figlia assolutamente platonico), offerta al regista di Appuntamento a Belleville dalla figlia Sophie Tatischeff, poi scomparsa prima di vedere realizzato il film: "Non era con Monsieur Hulot, e già questo mi ha consentito maggior libertà nell'adattamento", dice Chomet, osservando come l'illustre collega "è passato alla storia quale distruttore di attori, perché li usava in modo non dissimile dai personaggi dell'animazione, mostrando loro ogni posa, ogni movimento. Per fortuna, io non devo torturare nessuno…".Protagonista de L'illusionista, è un mago lungagnone e intristito - ricorda la fisionomia dello stesso regista, sceneggiatore e mimo francese - che nonostante la palese bravura, il coniglio bianco e mordace, i trucchi affascinanti non riempie più i music hall. La salvezza gli viene da una giovanissima ragazzina scozzese, che lo seguirà a Edimburgo, tra agenti truffaldini, doppi lavori e show nelle vetrine dei negozi: eppure, saprà restituirgli il sorriso, anzi, la speranza, che il mago ricambierà con doni (scarpe e vestiti) e, infine, la libertà di entrare sola nell'età adulta. Realizzato con animazione tradizionale, a mano, per umani e animali e il digitale per le inquadrature della città, il film, che arriva nella carriera di Chomet dopo i 4 Cesar e le due nomination agli Oscar di Belleville, parla anche della libertà e della mercificazione dell'arte attraverso, appunto, il suo protagonista: "Io non ho mai dovuto fare concessioni artistiche - precisa il regista - d'altronde con tutto il tempo necessario per realizzare un'animazione ci mancherebbe solo questo… Comunque, Hollywood m'aveva contattato, offrendomi una montagna di soldi per perdere la mia personalità artistica: è incredibile come ti cerchino per fare quel che non sai fare!". Ma Chomet non riserva giudizi negativi all'animazione d'Oltreoceano: "Rimango contrario al 3D e dopo Cars, temevo il peggio, ma sia Up che Wall-E della Pixar sono film d'autore, hanno temi complessi: Wall-E è decisamente cupo".Da ultimo, un battuta su Sarkozy: "Pure lui sembra un mimo, ha una gestualità…" e una finale considerazione su Tati: "Nel '59, l'avanspettacolo non era ancora morto e la società dei consumi era solo all'alba, ma con la sua visionarietà Tati aveva già compreso come sarebbe andata: come lui, non esprimo un giudizio morale, ma perdere il music hall, con il suo pubblico intergenerazionale, è stato sicuramente un peccato".

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