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28 aprile 2010

Tax, mea lux...

a cura di Cinematografo.it

"Credito d'imposta per attrarre le produzioni straniere", dice Gian Marco Committeri. Agli Incontri Professionali Italia - Catalunya

"Con il credito d'imposta l'Italia diventa competitiva e cerca di attrarre le produzioni straniere", dice Gian Marco Committeri, consulente per il Ministero dei Beni Culturali nell'adozione del Tax Credit, alla seconda edizione degli Incontri professionali Italia – Catalunya, organizzati a Roma da Roma Lazio Film Commission, Cinecittà Luce, Catalanfilms&tv e Festival del Cine Espanol.Grazie al decreto legge D.M. 7 maggio 2009, per quanto concerne la produzione  è previsto un credito d'imposta del 40% dell'apporto in denaro per chi, esterno al cinema, volesse investire nella produzione cinematografica e nel settore dell'audiovisivo italiano. "E' come se la Barilla decidesse di fare un investimento finanziario, acquisendo - spiega Committeri-  una quota del film, anziché azioni Fiat. Il credito d'imposta è quindi un vantaggio per l'imprenditore che entra  in compartecipazione dell'utile acquistando una quota di partecipazione del film, ma non i diritti".Per le case di produzione che hanno intenzione di investire nella realizzazione di film di nazionalità italiana è previsto un credito d'imposta del 15% del costo complessivo. "Come tutti gli incentivi fiscali in Europa i film per accedervi devono superare dei parametri ", sottolinea Mario La Torre, consulente del cinema per il Ministero dei Beni Culturali: "La commissione europea cerca di omogeneizzare questi criteri, che sono: contenuto culturale, quindi soggetto, sceneggiatura e valorizzazione del territorio; talenti creativi e tutte le voci che fanno riferimento agli elementi produttivi e incentivano l'utilizzo di strutture produttive e tecnologiche in Italia. Sulla base di questi requisiti di eleggibilità viene dato un punteggio, il minimo per essere preso in considerazione è 50 su 100".Inoltre,  è previsto un credito d'imposta del 15% della spesa sostenuta per la distribuzione di opere di nazionalità italiana che hanno ricevuto l'ICN (interesse culturale nazionale) o film europei che abbiano ottenuto nel loro paese un'analoga attestazione. "Il sistema italiano per le coproduzioni conviene perché può essere fruito - continua La Torre - a prescindere dagli utili dell'azienda. E' cash e può essere usato anche durante la produzione e infine ha dei vincoli di territorialità molto bassi".Sulle coproduzioni, Cecilia Valmarana, produzioni e coproduzioni Rai Cinema, aggiunge: "Bisogna guardare oltre i confini nazionali. Noi di Rai Cinema vogliamo fare da collante per un'intesa fra i coproduttori. In dieci anni Rai Cinema ha fatto solo un film spagnolo e questo ci deve far riflettere".E Claudia Bedogni, acquisizioni e coproduzioni per Cinecittà Luce, dice: "Siamo interessati ad approfondire la conoscenza del cinema catalano e sosteniamo i film che operano sulla diversità culturale", mentre Lucia Milazzotto parla del New Cinema Network del Festival di Roma: "Una piattaforma tra i mercati di coproduzione. I nostri partner sono: Cannes, Berlino, il Sundance e Londra. Vogliamo sostenere soprattutto i  registi che vogliono fare un'opera seconda". In conclusione, Alessandra Priante, rappresentante di Eurimages  e Media, lancia una sfida alla Spagna per le coproduzioni: "Abbiamo un approccio molto simile, si potrebbero portare avanti delle linee comuni tra Italia e Catalogna. Più c'è cooperazione più la qualità dei progetti migliora. Sono cresciuti i progetti italiani che cercano di accedere al mercato internazionale attraverso lo strumento della coproduzione, è quindi aumentata la fiducia".

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