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01 marzo 2010

Famiglia Ferzan

a cura di Cinematografo.it

"Non più solo gli affetti, ma anche i legami di sangue", dice Ozpetek. Che presenta le sue Mine vaganti, con Scamarcio gay

"Dopo tanti film in cui ho raccontato le famiglie degli affetti, ho voluto - complice forse l'età - concentrarmi sulla famiglia di sangue, quella 'classica', anche perché, dopo la scomparsa di mio padre, ho cominciato a riconsiderare i rapporti genitori-figli con un nuovo sguardo". Così Ferzan Ozpetek, reduce dalla recente presentazione berlinese, spiega i motivi che l'hanno portato a concepire Mine vaganti, scritto insieme ad Ivan Cotroneo, prodotto da Fandango in collaborazione con Rai Cinema e Apulia Film Commission, nelle sale dal 12 marzo con 01 distribution in circa 500 copie (alcune delle quali anche sottotitolate per non udenti). Sullo sfondo della città di Lecce, il ritorno a casa del giovane Tommaso (Riccardo Scamarcio) - nei sogni del padre Vincenzo (Ennio Fantastichini) prossimo ad affiancare il fratello Antonio (Alessandro Preziosi) nella gestione del pastificio di famiglia - darà il via ad una serie di stravolgimenti in casa Cantone, dove vivono anche la nonna (Ilaria Occhini, da giovane Carolina Crescentini), imprigionata nel ricordo di un amore impossibile e l'eccentrica zia Luciana (Elena Sofia Ricci). Deciso a rendere nota la sua omosessualità, sarà però preceduto dall'outing del fratello, che lo costringerà a rimanere lontano da Roma molto più del previsto e a fare la conoscenza di Alba (Nicole Grimaudo), socia dell'azienda: "La realizzazione di questo film - dice ancora Ozpetek - ha coinciso con un momento davvero felice della mia vita e soprattutto siamo riusciti a far combaciare la coralità del racconto con una coralità di intenti straordinari, per questo mai come stavolta lo considero veramente il film di tutti noi, affrontato per quanto mi riguarda senza nessun tipo di timore né per quello che attiene agli evidenti cambiamenti (non più Roma, non più i dolci della pasticceria Andreotti di via Ostiense, che inizialmente il regista avrebbe voluto far arrivare in Puglia, ndr) né ai miei immancabili marchi di fabbrica, come le tavolate piene di persone, a dispetto di qualche critica in merito ricevuta le volte scorse: anche per questo lo considero un film totalmente liberatorio". Cambiamento e tradizione, sono queste forse le parole chiave di Mine vaganti, incentrato sulla figura di Tommaso e sul suo rapporto con il fratello, il padre e la madre (Lunetta Savino): "Soprattutto all'inizio della lavorazione del film - racconta Scamarcio - ero molto preoccupato per quella che poteva essere la resa finale del mio personaggio, che anziché agire reagisce per tutto il corso della vicenda. Temevo fosse difficile far scattare l'empatia da parte dello spettatore. Senza contare l'enorme litigio scoppiato tra me e Ozpetek al terzo giorno di riprese, quando per l'ennesima volta mi ha costretto a tagliare i capelli (ride)". Per la prima volta insieme sul set, Scamarcio e Preziosi si riscoprono fratelli: "Il lavoro con Riccardo è stato straordinario - dice l'attore che interpreta Antonio - ma sono grato soprattutto della grandissima capacità inventiva di Ozpetek e Cotroneo, soprattutto in riferimento alla scena dei tiri al pallone al di fuori della fabbrica, con noi due 'potenziali assassini' mischiati agli altri operai. Come possono esserlo due omosessuali, spesso considerati assassini della normalizzazione". Dichiarazioni a cui si unisce anche Ennio Fantaschini, ancora diretto dal regista turco dopo Saturno contro: "Sono davvero contento di aver interpretato questo personaggio - spiega l'attore - intanto perché anche io, da padre, vorrei fortemente che questo paese cambiasse, che non ci si preoccupasse più degli orientamenti sessuali e religiosi delle persone, a mio avviso questioni strettamente private, e che si ritorni a comprendere che il mondo è popolato da persone più o meno meravigliose, più o meno intelligenti e, soprattutto, che la domanda principale da rivolgere ai propri figli è 'Sei felice?' o 'Sei infelice?'". Un "Sogno", probabilmente, come il titolo dell'inedito cantato da Patty Pravo sui titoli di coda del film. 

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