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19 novembre 2009

Torino 27: chi vince?

a cura di Cinematografo.it

La bocca del lupo di Marcello e gli americani Russo-Young e Chazelle in pole-position. Tra gli outsider...

Torino 27: chi vincerà? A due giorni dalla conclusione, per la stampa sono già passati tutti i 16 titoli in competizione, e tra i favoriti - bella notizia! - c'è sicuramente un italiano, La bocca del lupo di Pietro Marcello, umanissima docufiction di due marginali di Genova, un carcerato e una trans uniti dall'amore, sullo sfondo (materiali di repertorio dei cineamatori) del '900 che se ne va: con grande nostalgia. Prendendo il titolo dal romanzo ottocentesco di Remigio Zena, ambientato a Genova, per salutare un altro secolo, un affascinante melò costruito nell'emarginazione, ambito in cui operano i gesuiti della Fondazione San Marcellino, produttori con Indigo e L'Avventurosa. In pole-position per la vittoria, anche due americani: You won't miss me di Ry Russo-Young, film "giovane e arrabbiato", indipendente e low budget (accezione d'Oltreoceano...), con la disadattata Stella Schnabel, figlia del celebre artista e regista Julian, e Guy and Madeline on a park bench di Damien Chazelle, che utilizza anche lui l'HD per inseguire le ombre e l'amore di Cassavetes in un bianco nero metropolitano (Boston) e musical(e) sulle note del trombettista jazz protagonista. Viceversa, le speranze europee, oltre al nostro Marcello, sono affidate alla Medalia de onoare del rumeno Calin Netzer, che, sulla scia dei connazionali Mungiu e Porumboiu, mette la Storia in formato famiglia, con oliati meccanismi di sceneggiatura e ampio ricorso all'ironia. Film lungi dall'essere un capolavoro, ma potrebbe bastare per rientrare almeno tra gli outsider di un concorso di qualità media, senza particolari picchi e con pochi burroni (il nostro Santina, il belga Le roi de l'évasion): considerazione che vale anche per l'ungherese Adas di Roland Vranik, che costruisce una fantascienza distopica e familiare in riva al mare, inquadrando con humour nero la fine delle telecomunicazioni globali. Imperfetto ma stiloso, poi, Van Diemen's Land, l'esordio storico-antropofago dell'attore australiano Jonathan auf der Heide, che racconta la carnale lotta per la sopravvivenza di Alexander Pierce ed altri evasi nella Tasmania del 1822, mettendo in primo piano la crudeltà della Natura: potrebbe avere più di una chance, come La nana del cileno Sebastian Silva, altro titolo formato famiglia e per palati Sundance, sorretto dall'interpretazione totalizzante della balia Catalina Saavedra.Ridotte al lumicino, viceversa, le possibilità di vittoria per Nord del norvegese Run Denstad, una sorta di Aki Kaurismaki anestetizzato, e Get Low dell'americano Aaron Schneider, film d'attori (grandi Robert Duvall e Bill Murray) e nulla più.

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