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<i>Ragazze, la vita trema</i>

11 novembre 2009

La vita trema a Sulmona

a cura di Cinematografo.it

Il doc al femminile di Paola Sangiovanni vince il festival abruzzese. Che ricorda i muri: da Berlino al terremoto

"Sento l'esigenza di raccontare delle storie non intimiste ma che stiano nella società" afferma Paola Sangiovanni, vincitrice dell'Ovidio d'Argento (e del premio miglior interpretazione femminile e colonna sonora) al Sulmonacinema festival con Ragazze, la vita trema, dopo le Giornate degli Autori a Venezia 2009. Nel documentario, quattro donne portano le loro esperienze di vita personale: "Si parla del decennio ‘66-‘76 ma le tematiche sono aperte – afferma la regista - è un riflettere su questioni che appartengono al presente e sono urgenti perché si parla di violenza alle donne in tutte le sue declinazioni. Una violenza pervasiva che domina la società". Inoltre si spera che l' importante riconoscimento abruzzese aiuti anche l'uscita nelle sale perché "è tempo che anche in Italia arrivi questo segnale di maggior attenzione per il cinema documentario". Il premio alla miglior regia va a Gianclaudio Cappai per So che c'è un uomo che, rispettando la sceneggiatura iniziale, ha rimontato il film come un puzzle per fare in modo che non fosse facile per lo spettatore orientarsi immediatamente ma si dovesse entrare nella storia gradualmente. La presidente di giuria Valentina Carnelutti, si è detta molto soddisfatta dei risultati ottenuti e spiega di aver invitato il suo gruppo di lavoro, studenti universitari di cinema, ad un "ragionamento che andasse oltre le conoscenze di ciascuno per rimettersi tutti davanti alle opere prime-seconde come spettatori, come esseri umani che scelgono cosa andare a vedere". L'attrice tiene a ricordare la menzione speciale a Via della croce di Serana Nono per "miglior incidente di percorso (definizione data al film dalla stessa regista) nell'aver saputo perseguire un lavoro stimolante ed estenderne i confini, fino ad annullarli, abbattendo – grazie alla mescolanza delle arti – anche i muri più alti".  Miglior interpretazione maschile a tutti i protagonisti.Così si è chiusa la ventisettesima edizione di un festival privo di sostegni economici pubblici, che ha deciso, grazie alla tenacia del direttore Roberto Silvestri e l'associazione Sulmonacinema, di esserci per "tener vivo un fervore culturale in una zona che, a 8 mesi dal terremoto, continua a vivere momenti molto difficili".Tutto questo non è andato a scapito della qualità, non solo del concorso ma di sezioni della kermesse come quella "dei muri" che, a vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, ha proposto diversi cortometraggi che "non hanno solo uno sguardo asettico sulla pagina di storia tedesca  ma che si rapportano con i muri che sono crollati in Abruzzo e quelli eretti in diverse parti del mondo e nelle nostre menti" precisa la curatrice Elfi Reiter. Tra tutti, Redupers di Helke Sander (1977) che con ironia torna al concetto diffuso di personalità generalmente evoluta nella società socialista, ma è in primis metafora della frammentazione della città e della vita delle donne al di là del muro.

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