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26 ottobre 2009

La rincorsa del Vecchio Continente

a cura di Cinematografo.it

L'Europa si interroga sul passaggio delle sale al digitale. Da Bruxelles la proposta di un doppio binario

L'Europa si interroga sul cinema digitale. Più in particolare, sul passaggio al digitale delle sale cinematografiche. Nel continente, sono ancora molte le sale classiche, spesso monosale, per le quali la riconversione al digitale non può essere sostenuta con facilità. Su questo problema, la Commissione europea ha aperto un pubblico dibattito coinvolgente i vari soggetti del settore, ritenendo la diffusione cinematografica in digitale un buon viatico per diffondere la produzione europea: una proposta avanzata, per ora in via solamente ipotetica, è quella di tassare i distributori; in linea di massima, comunque, il digitale consente in primo luogo di risparmiare molto, con costi di distribuzione anche dieci volte inferiori rispetto al tradizionale 35 mm; senza contare tutto quello che, a livello tecnologico, può essere concepito e prodotto. Ora, l'anello debole della questione, messo in luce anche dalla Commissione europea, è che questo costo decisamente inferiore goduto dai distributori non va ad agevolare la riconversione, che ricade quasi completamente sulle sale cinematografiche. Diversi Paesi europei, a tal proposito, hanno preventivato sostegni pubblici, come nel caso della Norvegia, della Francia e della Germania, così come l'Italia che ha in cantiere aiuti di Stato. In ogni caso, allo stato dei fatti la maggior parte delle sale non può avvalersi di nessun tipo di sostegno, e il passaggio al digitale risulta inficiato. Una situazione che rasenta il paradosso, in quanto nel nostro Continente la rete di sale d'essai è ancora abbastanza capillare con un mercato decentrato e indipendente (il 31% delle sale a schermo unico contro il 10% dei multiplex); non così, invece, per la distribuzione, con alcune grandi case a contendersi circa l'80% del mercato nei principali Stati dell'Unione. Bruxelles ha intenzione di tutelare questa specificità europea proponendo un doppio binario: il finanziamento pubblico da un lato e la possibilità che i distributori coprano le spese per il rinnovamento infrastrutturale e tecnologico delle sale cinematografiche dall'altro; la finalità dovrebbe essere quella di consentire di avere sempre più film in formato digitale, in un contesto in cui il principale produttore cinematografico europeo, la Francia, adotta questo formato solo nella stentata metà delle nuove produzioni. La bussola stavolta, con buona pace proprio della Francia, ci indirizza decisamente verso gli Stati Uniti, dove il 90% dei film è in digitale e dove il sistema VPF (Virtual Print Free) consente ai distributori di versare i proventi risparmiati ad altri soggetti che si impegnano ad investire nella conversione al cinema digitale. Il nostro caro, Vecchio Continente può avvalersi, ad oggi, di 2428 schermi adattati al digitale su 30 mila complessivi: intuitivamente, la strada è ancora lunga e l'imperativo per il futuro sarà, alla fine della consultazione, quello di intraprendere con decisione il passaggio già dal 2010, cercando il modo più adeguato, pubblico o privato o una sintesi di entrambi, per non far perdere un treno importante come questo ad un'Europa un po' in affanno.

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