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05 ottobre 2009

Ozon vola alto

a cura di Cinematografo.it

"L'immaginazione ci fa sopravvivere", dice il regista. Che porta in sala il bambino con le ali Ricky

Un bambino alato per salvare una famiglia proletaria. E' Ricky del regista francese François Ozon, che esce in sala venerdì 9 ottobre in 40 copie con Teodora, che figura anche tra i co-produttori. "Inquadro un evento straordinario che cambia la famiglia, arricchendola: è l'immaginazione che ci fa sopravvivere",  dice il regista di Sotto la sabbia e 8 donne e un mistero, che dirige la madre Alexandra Lamy, il padre Sergi Lopez e il neonato Arthur Peyret: "All'inizio delle riprese aveva 9 mesi, abbiamo aspettato che ne avesse 6 in più per vederlo camminare: è lui la vera star del film, e ne era felicissimo, mentre gli altri attori si lamentavano perché finivano in secondo piano. Sua madre fa la hostess, forse per questo non aveva paura che volasse...", prosegue ironicamente il regista, che per gli effetti visivi si è affidato alla BUF, già celebre per gli FX de Il Cavaliere Oscuro. Liberamente tratto dal romanzo di Rose Tremain Moth - Falen e ispirato dalle fiabe dei fratelli Grimm, quali Hansel e Gretel e Pollicino, Ricky "cerca di non spiegare troppo, perché il pubblico stesso possa riempire i buchi neri e diventare a sua volta regista: potremmo dire che esistono tanti Ricky, tante possibili interpretazioni quanti sono gli spettatori: prospettiva religiosa o marxista, dipende dalla vostra educazione", dice il regista. Tra i temi del film, innanzitutto, la famiglia: "Un bambino non è per forza felicità, ha anche un lato mostruoso, che qui evidenzio con la metamorfosi da brutto anatroccolo ad angelo. La maternità non è solo rosa e fiori, anche nel mio nuovo film Le refuge (passato a Toronto e premiato a San Sebastian, da marzo 2010 in Italia con Teodora) la indago tra bellezza e complicazioni" continua il regista, aggiungendo: "Racconto anche come sia difficile divenire un padre, trovare posto in quel rapporto quasi simbiotico tra padre e figlio". Inoltre, "in passato ho distrutto la famiglia, qui invece la presento come un male necessario, con molti lati positivi".Da ultimo, uno sguardo sull'impatto dei mass media sulle nostre vite: "All'inizio volevo fare un film-denuncia sui media, poi ho preferito inquadarre il dissidio tra il mondo interno della madre, che vorrebbe tenere per sé il figlio, e il mondo esterno di stampa e tv, che vorrebbe fare di Ricky un fenomeno da baraccone. Ma solo i borghesi possono credere che sia facile dire di no ai media, e il proletario Paco (Sergi Lopez, NdR) lo dimostra".

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