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Il regista<br/>Thomas Vinterberg

28 aprile 2009

Cose di famiglia

a cura di Cinematografo.it

"Avrei fatto questo film dopo Festen se non avesse avuto quel successo", dice il danese Vinterberg. Tra dramma e commedia

"Non amo particolarmente fare il paragone tra questo film e Festen (1998, ndr), ma se allora non avessi avuto quel grande successo, se non si fossero aperte tutte quelle porte, Riunione di famiglia sarebbe stato con buona probabilità il mio successivo lavoro da regista: credo sia la naturale conseguenza di quel film, anche questo duro per certi versi, ma a differenza di Festen animato da calore e luce".Così il danese Thomas Vinterberg introduce il suo En mand kommer hjem - da noi Riunione di famiglia, presentato alla scorsa edizione del Festival di Roma, sezione L'Altro Cinema/Extra, ora distribuito da Teodora Film in circa 30 copie da giovedì 30 aprile - calibrato mix tra commedia e tragedia, intrigo familiare sullo sfondo di una cittadina danese pronta a festeggiare il 750° anniversario della nascita: l'arrivo dell'acclamato cantante d'opera Karl Kristian Schmidt (Thomas Bo Larsen), tornato a casa per l'occasione, e il ritorno di fiamma fra il giovane cuoco Sebastian (Oliver Moller Knauer), prossimo alle nozze, e Maria (Ronja Mannov Olesen) saranno solo i primi tra alcuni stravolgimenti che porteranno in superficie legami fino a quel momento nemmeno lontanamente immaginati."Mi interessava molto poter approfondire questo scambio generazionale - continua il regista - e contrapporre la situazione del giovane che sta per entrare nel mondo corrotto degli adulti, chiamato a dover scegliere tra la 'donna giusta', 'il matrimonio prestabilito' e il lasciarsi andare alla passione della vita, all'uomo di successo, depravato, tornato a casa e, in un certo senso, pronto a compiere il percorso inverso di suo figlio".I tempi di Festen, vicini se si vuole per quello che riguarda il racconto, sono però lontanissimi da un punto di vista squisitamente formale: "L'era del Dogma è terminata - spiega Vinterberg, insieme a von Trier uno dei padri fondatori del movimento danese - ma è stato senza dubbio uno dei momenti d'oro del nostro cinema, rischioso e pieno d'energia: nato come movimento di rivolta, contro le convenzioni prestabilite del linguaggio, è morto nel momento stesso in cui ha dato vita ad ulteriori, nuove convenzioni". Anche allora, tra i collaboratori più stretti di Vinterberg e dello stesso von Trier (con il quale ha lavorato anche al nuovo Antichrist), figurava il direttore della fotografia Anthony Dod Mantle, fresco premio Oscar per The Millionaire di Danny Boyle: "Anche per Riunione di famiglia ci siamo seduti a tavolino e attraverso lo script abbiamo cercato di capire quale lavoro fare sulle luci - racconta il regista - e che tipo di linguaggio fosse più adatto per alcuni sviluppi della storia: entrambi eravamo animati dal desiderio di trovare il calore tipico di alcune zone dell'Europa del Sud, avremmo voluto girare in Italia ma non è stato possibile, allora anche grazie alla visione di alcuni film di Fellini e alla fortuna di aver trovato splendide giornate di sole in Danimarca, siamo riusciti a realizzare ottime scene, caratterizzate da una luce calda e fortissima".Elemento che invece, a quanto sembra, mancherà del tutto nel suo prossimo film, Submarino, tratto dal romanzo di Jonas T. Bengtsson: "Sarà un'opera molto dark, una storia bellissima ambientata nella periferia di Copenaghen, un film realizzato con un budget ridotto e interpretato da un cast di attori nuovi", conclude Vinterberg.

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