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Il regista<br/>Gustave Kervern<br/>Foto Pietro Coccia

02 aprile 2009

Anarchia... portaci via!

a cura di Cinematografo.it

"Sì alle azioni simboliche, non violente", dice Kervern. Che "spinge" Louise-Michel ad uccidere il padrone

"Azioni come quelle di qualche giorno fa, con gli operai che in Francia hanno sequestrato per qualche ora Pinault, le giustifico pienamente: intanto perché sono simboliche e non violente, poi perché quella gente è stata trattata senza rispetto, prima gli sono state chieste innumerevoli concessioni poi sono stati premiati con il licenziamento".Impossibile non parlare di attualità in occasione dell'uscita italiana del grottesco e nerissimo Louise-Michel, dal 3 aprile in sala distribuito da Fandango in circa 40 copie, impossibile per Gustave Kervern (al terzo film da regista insieme a Benoit Delépine) esimersi dal raffronto diretto tra il suo film e il contesto mondiale: "Lo spunto di partenza del film nasce da un reale fatto di cronaca - racconta il regista - con un gruppo di operaie che hanno ricevuto in dono dei nuovi grembiuli da lavoro e il giorno dopo hanno trovato la fabbrica dismessa: abbiamo chiesto loro come mai non avessero pensato di uccidere il padrone e ci hanno risposto che in realtà gli era venuto in mente ma che tutto sommato non sarebbe servito a nulla. Anche in questo, credo, la classe operaia è più civile dei padroni".Almeno nel film, però, quel pensiero diventa realtà, con Louise (Yolande Moreau) che propone di mettere insieme i 2000 euro cadauna "gentilmente" concessi per la liquidazione e assoldare uno spietato killer per fare fuori il padrone. La scelta cade sull'improponibile Michel (Bouli Lanners), sedicente investigatore privato, con il quale lascerà la Picardia e cercherà di stanare - prima a Bruxelles, poi in un lontanissimo "paradiso fiscale" - il fantomatico padrone della fabbrica: "Volevamo insistere anche su questo aspetto - continua Gustave Kervern - sul fatto che oggigiorno nelle grandi aziende manca un vero interlocutore, il padrone inteso come ai vecchi tempi, sostituito da uomini di paglia messi lì come burattini. Poi penso al G20 che è in corso questi giorni a Londra, che si riunisce per tentare di 'moralizzare il capitalismo'... Faccio loro gli auguri, ma la vedo dura, anche se noi francesi - e qui si fa lievemente ironico - contiamo molto su Sarkozy, che grazie al suo enorme talento e alla sua energia risolverà tutto".Soluzioni estreme, budget ridotto ed estetica minimale per quello che da più parti - premiato al Sundance e a San Sebastian, presentato a Londra e nella sezione L'altro Cinema del Festival di Roma - è stato considerato il caso cinematografico dell'anno: "Rispetto ai nostri due film precedenti (Avida e Aaltra, ndr) - spiega il regista - stavolta abbiamo dovuto scrivere qualche pagina in più di sceneggiatura perché avevamo a che fare con due attori professionisti, anche se per chiedere il finanziamento abbiamo aggiunto dei dialoghi finti per arrivare alle 120 pagine richieste. Anche l'utilizzo insistito della camera fissa durante le riprese, all'inizio è stato adottato per motivi economici poi ci siamo accorti che dal punto di visto estetico era quello che volevamo, anche perché non amiamo particolarmente la 'perfezione' di certo cinema, la piattezza dei campi e controcampi e l'abuso del montaggio esasperato". Senza dimenticare, infine, la deriva transgender e il perché dei nomi dei due protagonisti che danno il titolo al film: "Il cambio di sesso dei due personaggi non era indispensabile - spiega ancora Kervern - anche se potrebbe essere considerato un 'cambio sociale'. Louise è diventata una donna per trovare lavoro, Michel è diventato uomo a causa degli ormoni presi per migliorare nello sport: in realtà, volevamo non connotare troppo i due individui, proprio come la grande rivoluzionaria anarchica francese Louis Michel, una delle prime femministe, che indossava spesso e volentieri i pantaloni e ha vissuto in molte comuni insieme ad altri uomini".E per l'immediato futuro, cosa dobbiamo aspettarci? "Non posso certo lanciarmi in pronostici, dice il regista, ma credo che la disoccupazione mondiale aumenterà e mi chiedo se sarà possibile, prima o poi, una nuova rivoluzione". Di certo, almeno a livello cinematografico, per Kervern e Delépine la "rivoluzione" partirà già dal prossimo film, se è vero come sembra che sarà interpretato da due mostri sacri come Gerard Depardieu e Isabelle Adjani: "Sarà un film su un 60enne che sta per andare in pensione e che, raccogliendo la documentazione necessaria, si accorge che mancano alcune buste paga. Questa cosa lo costringe a guardarsi indietro, a ripercorrere la sua vita professionale, a convincersi di essere stato preso per il culo per molti anni. Sarà un film più commovente e meno politico di questo, abbiamo dato la sceneggiatura a Depardieu e a Isabelle Adjani, ancora non sappiamo se decideranno di accettare".

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