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19 marzo 2009
Ponti di bellezza
a cura di Cinematografo.it"La settima arte? Serve ad inventare qualcosa che prima non c'era". Così al Festival di Alba il regista di Santa Maradona
"Scrivere per immagini: l'invenzione della bellezza", questo il titolo scelto da Marco Ponti per la sua lezione di cinema all'Alba Film Festival. Un tema complesso e affascinante, che il regista di Santa Maradona e A/R Andata + Ritorno ha deciso di affrontare "perché in quanto Presidente mi trovo a coordinare i lavori della Giuria, e come spesso succede allo spettatore cinematografico, la prima reazione davanti un film è dire se era bello o brutto. Questa opposizione però non mi soddisfa, mi fa sentire a disagio". Dopo aver sceneggiato e diretto varie pellicole, Ponti si è infatti trovato più volte a ragionare su "cosa sia la bellezza nel cinema e come possa essere raggiunta da un filmmaker".Secondo il regista, esiste prima di tutto "uno sguardo sul mondo che riconosco immediatamente come bello, come quello gettato sulla natura da Terrence Malick ne La sottile linea rossa". Anche il volo felliniano dei due elicotteri che trasportano la statua di Cristo per i cieli di Roma, corrisponde a "una bellezza oggettiva, dove la potenza delle immagini è così forte da renderle indissolubili". Esiste però anche un tipo di "bellezza perturbante", quella che non veicola per forza sensazioni piacevoli o contenuti positivi, come nei film horror e di guerra. E proprio in questa capacità di rendere emozionanti e irresistibili realtà anche mostruose o poco interessanti, risiede la caratteristica principale della settima arte: "inventare qualcosa che prima non c'era". Tale potenza creativa, confessa Ponti, è ciò che più lo affascina in assoluto: "La cosa pazzesca è che la dolce vita non esisteva prima del film, così come i paparazzi. Chi visita Los Angeles, per prima cosa vuole vedere Hollywood, che in realtà non c'è, non è un luogo. Ora però esiste un Hollywood Boulevard che non ha nulla a che fare con l'industria del cinema, ma dove i turisti possono andare tutti contenti a comprare le finte statuette degli Oscar".Il cinema e le sue immagini hanno dunque un enorme potere, da maneggiare con cura: "Quando sei piccolo ti bombardano coi film sulla droga. In terza media ci portarono a vedere Cristiana F Noi ragazzi dello zoo di Berlino, e io, che venivo da un piccolo paesino di provincia, pensai che da grande volevo fare il tossicodipendente". "Inventare la bellezza" dunque è una scelta ben precisa, non innocua, da affrontare con il massimo di responsabilità. Per raccontare qualcosa, comunque, bisogna sempre appassionarsi, altrimenti il risultato sarà poco convincente, "senza empatia". Per fare cinema, dunque, "bisogna impegnarsi a non cadere in tutti questi trabocchetti" e "per gli autori, l'unica via possibile è la sincerità, la coesione profonda tra ciò che si vuole raccontare e i mezzi espressivi", unita alla "semplicità dell'intenzione". Citando Dalì, conclude Ponti, "la mia direzione deve partire dritta come una freccia e andare a colpire là dove sto mirando: questo è l'obiettivo del filmmaker".
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