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<i>Fortapāsc</i>

17 marzo 2009

Il fango di Napoli

a cura di Cinematografo.it

"Fortapāsc č il Paese", dichiara Risi. Che racconta la figura di Siani, il giornalista ucciso dalla camorra

Se n'é andato con un sorriso Giancarlo Siani. Guardando in faccia i suoi killer. Con quello stesso sguardo curioso che aveva caratterizzato le sue inchieste di cronaca nera. Una carriera fulminante, e breve. La sera che venne ucciso, il 23 settembre 1985, il cronista del Mattino aveva solo 26 anni. Un "praticante abusivo", amava definirsi, senza contratto ed eternamente a rischio. Non un giornalista impiegato ma un "giornalista-giornalista", uno che va a caccia di scoop, che si sporca le mani e non vanta amicizie importanti. "Nč Don Chisciotte né santo , sottolinea suo fratello Paolo, ma "un ragazzo che aveva tanta voglia di vivere e che faceva per bene il suo lavoro: informava, e perciō ha pagato con la vita". Una sorta di eroe per caso, ingenuo e brillante, che Marco Risi bene racconta in Fortapāsc, il biopic che venerdė sarā nelle sale campane (una sessantina di copie) distribuito da 01, prima di approdare in 150 sale italiane il prossimo 27 marzo. Quattro mesi nella vita di Giancarlo Siani (interpretato da un sorprendente Libero De Rienzo): le corse in macchina tra i vicoli di Torre Annunziata insieme all'amico Rico (Michele Riondino), i rimbrotti del caporedattore Sasā (Ernesto Mahieux), i primi contatti in polizia e l'amicizia col pretore Rosone (Gianfelice Imparato), la scoperta di un enorme mercato di appalti per la ricostruzione post-terremoto e dei pericolosi rapporti tra i politici locali e gli esponenti del clan di Valentino Gionta, fino alla sua morte annunciata. "Qualcuno potrebbe prenderlo per il prologo di Gomorra - dichiara Risi (che ha dedicato il film a suo padre: "č morto tre giorni prima che iniziassero le riprese ed č l'unico che lui non abbia visto"), - ma la veritā č che la sceneggiatura del film (scritta dallo stesso regista con Andrea Purgatori e Jim Carrington) č pronta da cinque anni. Si doveva fare giā nel 2003, ma allora non c'erano le persone giuste per portare avanti il progetto. Se oggi abbiamo potuto realizzarlo č grazie al coraggio di Angelo Barbagallo e Caterina D'Amico, che mi hanno lasciato massima libertā sia nella scelta del cast che dopo, in corso d'opera. Le differenza con il bel film di Garrone? Quello aveva una struttura rapsodica e un pessimismo di fondo quasi apocalittico, il mio č pių tradizionale, imperniato su un personaggio accattivante e pių aperto alla speranza". Anche la camorra č profondamente diversa. Non č ancora quella frammentata e feroce dei Casalesi, ma verticistica, nelle mani di due-tre famiglie, e fortemente ancorata a Cosa Nostra."Fortapāsc perō - aggiunge Risi - non č tanto un film sulla camorra, ma sul rapporto che il giornalismo italiano intrattiene con la realtā. Nel film si dice che a Napoli tutta l'acqua diventa fango. Ebbene, gli esempi alla Siani, ci ricordano che č possibile riconvertire quel fango in acqua". Sulla differenza tra giornalismo impiegatizio e giornalismo-giornalismo: "Somiglia a quella tra giornalismo privilegiato e precario - chiarisce Purgatori -. Senza nulla togliere al primo, credo che oggi la forza propulsiva della stampa italiana sia in quei 40.000 cronisti senza contratto, che vanno a scovare le notizie laddove nascono, non ricevono regali e rischiano spesso la pelle". Il film č anche un risarcimento alla figura di questo ragazzo, rimasta in un cono d'ombra per diversi anni. "Marco (Risi, ndr), ha capito la personalitā di mio fratello - racconta Paolo -. Quando ho letto la sceneggiatura non ho potuto fare a meno di commuovermi, perché Giancarlo era davvero in quelle pagine, le parole erano quelle che avrebbe detto lui. Abbiamo atteso 12 anni prima di avere giustizia per la sua morte (e grazie alle rivelazioni di un pentito che additō Gionta come mandante della sua esecuzione) ndr), e molto di pių per avere una testimonianza del suo coraggio. Fortapāsc č per lui e per tutti quelli che sono caduti per mano della mafia". Non a caso nel film di Risi fanno la loro comparsa alcuni dei familiari delle vittime di camorra, da Lorenzo Clemente - marito di Silvia Ruotolo, una giovane mamma uccisa per sbaglio - ad Annamaria Torre - figlia di Marcello Torre, sindaco di Pagani, ammazzato nel 1980 -, "per ricordare le vite dei nostri congiunti attraverso i nostri volti". Gli stessi che hanno riempito il Teatro San Carlo di Napoli, ieri sera, per un'applauditissima prima del film. Che ora inizierā la sua avventura non solo nelle sale, ma anche nelle scuole (oggi sarā proiettato al Sant'Orsola di Napoli), nei carceri e in tutti gli spazi di dibattito, per non dimenticare, far conoscere e invitare a tenere alta la guardia, perché, come chiosa sconsolato Risi, "Fortapāsc, questo fortino inespugnabile della malavita, č cresciuto e si sta prendendo il Paese".

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