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John Wayne

20 febbraio 2009

Statuette parlanti

a cura di Cinematografo.it

La notte che vinsero anche loro: da Wayne alla Taylor, da Cary Grant ad Hackman, aneddoti, emozioni e ricordi

ELIZABETH TAYLOR (attrice) - Non dimenticherò mai la notte che vinsi la mia prima statuetta per Venere in visone. Quell'anno (1960, ndr) avrebbe consegnato il premio alla miglior attrice uno dei miei più grandi amici, Yul Brynner. Ricordo ancora che la sera prima della cerimonia di consegna del premio, per tutto il tempo a cena non fece che prendermi in giro dicendomi che se nella busta con il nominativo del vincitore ci fosse stato il mio l'avrebbe sigillata. La sera della premiazione osservai Yul aprire la busta e, dopo la pausa più lunga che io possa ricordare nella storia dell'Oscar, vidi i suoi occhi posarsi su di me. Poi con un sorriso malizioso che rischiarò il suo viso, disse "la vincitrice è…", e vagamente udiì la voce di qualcuno fare il mio nome, qualcun altro, invece, mi diede anche una gomitata in una costola e qualcun altro ancora mi disse di alzarmi perché avevo vinto. Non ricordo nulla di quello che dissi quella sera eccetto "grazie". (Miglior attrice 1960; 1966)   ELLEN BURSTYN (attrice) – Quando vinsi l'Oscar, non potei ritirarlo personalmente perché in quel momento ero impegnata a New York con uno spettacolo. Due sere dopo, Jack Lemmon e Walter Mattahu mi portarono a cena fuori con un po' di amici. Per tutta la sera l'Oscar rimase sul pavimento chiuso in una piccola borsa tra me e Walter. Quando arrivammo al caffè, mi volati verso Walter e gli chiesi: "Walter cos'hai in quella borsa? E' un Oscar? Ma che significa?". E Walter rispose: "Mettiamola in questo modo, Ellen. Quando morirai, i giornali titoleranno "E' morta oggi l'attrice premio Oscar Ellen Burstyn". Finii il mio caffè in silenzio, e informata. (Miglior attrice 1974) GEORGE CUKOR (regista) – Ciò che rende grande ed unica l'Academy Awards è la sua onestà. Io ho viaggiato molto, ma mai nella mia esperienza qualcuno mi ha offerto del denaro o ha cercato di influenzare il mio voto. Si può pensare inizialmente che si voterà per un amico, ma quando poi ci si ritrova soli, a tu per tu con Dio e la propria scheda di votazione, l'amicizia non conta più e si finisce per votare quelli che si ritengono più meritevoli. (Miglior regista 1964)   MARTIN BALSAM (attore) – Oltre al preciso momento in cui è stato pronunciato il mio nome, i miei ricordi di quella notte includono anche qualcuno dire: "Non graffiarlo sotto è fatto di cioccolata". Non c'era cioccolata, era resistente e solido, ma molto dolce. (Miglior attore non protagonista 1965)   CHARLTON HESTON (attore) – Sono molti i premi consegnati ai registi, forse troppi. Io credo che la ragione per cui quello dell'Academy Awards rimane il più apprezzato sia chiara: è frutto del giudizio dei tuoi colleghi. (Miglior attore 1959)   WALTER MATTHAU (attore) – Il giorno che vinsi l'Oscar ero ancora sotto shock per un incidente che mi era capitato alcuni giorni prima. Ero caduto dalla bicicletta. Andavo troppo veloce e urtando contro una protuberanza del terreno sono schizzato via cadendo pesantemente sul gomito sinistro, che si è rotto in sei punti differenti. Così quando fu annunciata la mia vittoria e sul palco fu letto il mio nome ero ancora convinto di essere ancora sotto l'effetto dello shock subito. Mi sembrava strano solo che un incidente potesse essere così eccitante. (Miglior attore nonprotagonista 1986)   CLAUDE LELOUCH (sceneggiatore) – Niente è più sospetto di un premio…e niente è più gratificante del riceverlo. (Miglior sceneggiatura originale 1966)   JOHN WAYNE (attore) – L'Oscar è anche l'unico mezzo che abbiamo per ringraziare pubblicamente tutti gli artigiani, i tecnici e gli artisti la cui abilità e creatività contribuiscono a renderci popolari o quanto meno apprezzati dal nostro pubblico. A queste persone io sarò per sempre immensamente grato. (Miglior attore 1969)   GENE HACKMAN (attore) – L'Academy ha fatto una cosa per me. Mi ha reso più tollerante verso quei discorsi di ringraziamento spesso un po' troppo lunghi. Stare sul palco con in mano l'Oscar e sentire il peso della statuetta ti fa sentire improvvisamente schiacciato dal pensiero delle tante persone che devi ringraziare e come tu sia costretto a farlo in trenta secondi (Miglior attore 1971)   MILOS FORMAN (regista) – Ero seduto nell'auditorium dell'Academy Awards insieme ai miei due figli dodicenni venuti apposta dalla Cecoslovacchia. Era la prima volta che vedevano l'America ed io non li vedevo da 5 anni. Non sapevano parlare inglese, ma avevano imparato il nome del mio film: Cuksunext, candidato tra l'altro per il miglior attore non protagonista. I ragazzi erano veramente eccitati e quando George Burnes vinse in questa categoria per I ragazzi irresistibili i miei bambini si alzarono e mi dedicarono una standing ovation. "Smettetela" dissi. "Noi abbiamo perso". Mi guardarono come gli stessi giocando uno scherzo. Dopo che per altre 4 nomination ci era sfuggito l'Oscar, mi resi conto che se non avessi vinto i ragazzi non avrebbero capito la ragione per cui erano dovuti venire. Finalmente vinsi. Ero pieno di orgoglio e mi sentivo sicuro di me. "Chiedetemi qualsiasi cosa vogliate" dissi generosamente. "Lo farò per voi". Senza esitazione mi risposero: "Vogliamo incontrare il tenente Colombo e vedere Lo squalo!". (Miglior regista 1975. 1984)   CARY GRANT (attore) – Sono molto grato all'Academy per questo magnifico tributo. Osservando questo Oscar non posso, tuttavia, non ricordare la pazienza dimostrata nei miei confronti dai registi con i quali ho lavorato. Sono Howard Howks, Alfred Hitchcock, Leo McCarey, Gorge Stevens, George Cukor e Stanley Donen. Prima di lasciarvi vorrei ringraziarvi per la vostra aver scelto questo film, ne avrò molta cura finché vivrò. Non credo che esista un onore più grande per un uomo del rispetto dei propri colleghi. Grazie. (Premio alla carriera 1969)   JOHN SCHLESINGER (regista) – Ero in Inghilterra a per la lavorazione di Domenica, maledetta domenica quando l'Academy aveva candidato all'Oscar Un uomo da marciapiede. Naturalmente, eravamo tutti molto sicuri che non avremmo vinto e nonostante la United Artist disse che sarebbero stati disposti a fermare le riprese e a pagare per me un volo fino a Los Angeles, io pensai che non avrebbe potuto esserci nulla di peggio della possibilità di tornare a casa a mani vuote. Alle 5:15 del mattino il telefono squillò e la persona che aveva ricoperto l'incarico di segretaria di edizione al tempo di Un uomo da marciapiede, allora impegnata nell'organizzazione della serata, era dietro le quinte e stava per essere annunciato il film vincitore per la miglior sceneggiatura. Dall'altra parte del telefono ascoltammo la mia segretaria urlare ogni volta che il nostro film vinceva un Oscar. E' stato in ogni caso il miglior modo per ricevere la notizia. Per quel giorno smettemmo letteralmente di girare per quante volte ci ritrovammo a brindare, ma ero felice di condividere la gioia di quel momento con la mia troup e con tutto il cast. Dopo tutto, il piacere di vincere un Oscar è l'approvazione ricevuta dai propri colleghi. (Miglior regista 1969)

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