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Buz Luhrmann e<br/>Nicole Kidman sul set

04 dicembre 2008

Via col Luhrmann

a cura di Cinematografo.it

"Omaggio il kolossal hollywodiano", dice il regista. Che porta in Italia l'Australia con la Kidman e Jackman

L'Australia pronta a invadere l'Italia. Dal 16 gennaio l'armata Luhrmanm sarà nel nostro Paese in 500, forse 600 sale (alla Fox non confermano). Intanto a Roma sbarcano i suoi condottieri - il geniaccio Baz Luhrmann (Moulin Rouge), la costumista, scenografa e moglie Catherine Martin e i due protagonisti: Nicole Kidman e Hugh Jackman - per un'inconsueta conferenza stampa salutata dall'ambasciatrice australiana in persona nella sua residenza capitolina. D'altronde si trattava di un evento speciale: siamo in presenza del film australiano più costoso di sempre (130 milioni di dollari), di un kolossal definito da molti- e dallo stesso Luhrmann - il nuovo Via col vento, di un potenziale candidato nella corsa agli Oscar 2009 ("Non lo darei per scontato", si schermisce scaramantico il regista), e di una enorme campagna promozionale (20 milioni di euro di budget) per incentivare il turismo nella terra dei canguri (ma ce n'era bisogno?). Peccato che Nicole Kidaman non sia di buon umore e lesini parole (malelingue insinuano che non sia soddisfatta della versione finale del film). Non risponde neppure alle domande più semplici (del tipo,"Qual è la tua canzone del cuore?"), dà una secca definizione dell'essere australiani ("Selvaggi e romantici"), e prende il primo aereo del pomeriggio, destinazione Londra dove sta finendo di girare Nine di Rob Marshall, remake del felliniano 8 e 1/2. Più generoso Luhrmann, un vero fiume di parole, mattacchione Jackman, meglio conosciuto come Wolverine degli X-Men. Australia, è un abbagliante "omaggio - dice Luhrmann - al kolossal hollywoodiano che ha segnato la mia infanzia, quello che veniva proiettato nel piccolo cinema di papà. Non solo Via col vento, ma anche Lawrence d'Arabia, Casablanca e La mia Africa, solo per citarne alcuni. Ma è anche una dedica all'opera italiana e a Shakespeare, dove c'era tutto insieme, ovvero una storia d'amore, un dramma, una guerra e tanta azione. Una cosa che nessuno fa piu'". 6 mesi di lavorazione nei meravigliosi paesaggi dell'Australia del nord ("Un lavoro immane - spiega Jackman - che rischiava di far impazzire Buz"), il film racconta in oltre due ore e mezza le vicissitudini di un'aristocratica inglese (la Kidman) che, arrivata nel lontanissimo continente per riprendersi il marito fedifrago, finirà per ritrovarsi un coniuge morto ammazzato, una proprietà da salvare, un bambino meticcio (metà aborigeno e metà caucasico) e un mandriano (Jackman) a letto. Intanto la seconda guerra mondiale incombe, i nemici si moltiplicano e le persone care rischiano più di una volta la pelle.: "Erano cinque anni che volevo fare questo film, - spiega Luhrmann - è stato come scalare una montagna, ma la Fox ci ha sempre supportati. Avevo intrapreso questo viaggio come una specie di vacanza, e invece sono ritornato a casa". Eppure in Australia il film ha avuto un'accoglienza tiepida: "I critici non sono stati entusiasti, ma in America le cose sono andate decisamente meglio. Non importa. Per me sarà sufficiente ripagare i costi". Ma un piccolo miracolo è già avvenuto, aver portato alla luce "una pagina oscura del mio Paese", quella relativa alla generazione rubata. "Nella società australiana degli anni '30 e '40 - dice Luhrmann - i bambini nati da relazioni tra persone di razza diversa, venivano strappati alle loro famiglie e portati nelle missioni religiose per essere occidentalizzati. Una vera e propria politica eugenetica, per molto tempo rimossa dalla coscienza del nostro Paese. I governi temevano che ammettendo le responsabilità potessero nascere scontri e rivendicazioni. Solo lo scorso anno il primo ministro ha convocato una delegazione di aborigeni per chiedere scusa". Jackman, invece, ha due confessioni da fare: "Volevo fare il giornalista, ma poi ho cambiato idea. E sul fisico che esibisco sullo schermo, dico solo che è frutto della magia di Luhrmann".

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