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Franco e Louis Nero

24 novembre 2008

Magia Nero

a cura di Cinematografo.it

Da venerdì in sala l'Ungheria a basso costo di Mario il mago. Ovvero la black comedy secondo Louis e Franco

(Cinematografo.it/Adnkronos) - "E' la storia di un popolo in cerca d'identità che si trova di fronte al capitalismo". Franco Nero sintetizza così Mario il mago, film del regista Tamàs Almàsi, nelle sale da venerdì prossimo. Prodotto dallo stesso attore e da Louis Nero che ne è anche distributore con la società Altrofilm, domani Mario il mago sarà in concorso al Festival del Cairo. "E' tratto da una vicenda realmente accaduta in un piccolo villaggio ungherese - dice Franco Nero -. Interpreto il ruolo di Mario, un imprenditore italiano che decide di aprire un calzaturificio per approfittare del basso costo della manodopera locale". L'arrivo degli stranieri viene vissuto dalle donne del paese come un'opportunità per cambiare la propria vita. Pur toccando il tema di attualità della delocalizzazione delle imprese italiane, la pellicola usa i toni della commedia e ha il tratto delicato di una storia "al femminile". Tra i personaggi spicca la bellissima e brava Veronica, interpretata dall'attrice Nyako Juia. "E'l'Anna Magnani ungherese -afferma Franco Nero- e riesce benissimo nel ruolo di donna stanca di un marito rozzo che perde letteralmente la testa per il bel Mario". Nel cast anche Vittorio Marsiglia: "Hanno pigliato a me -dice scherzando l'attore - per interpretare Gerardo, braccio destro di Mario, che va sul posto per aprire l'azienda. Mi avevano detto che avrei dovuto dire due o tre battute in lingua e invece il film era tutto in ungherese. E' stato un bel guaio, ma me la sono cavata". A segnalare la novella a Franco Nero è stata una sua ex collega ungherese, Silvia Garami. "Mio fratello - ha detto Garami - ha voluto raccontare il sogno dei miei connazionali che negli anni Novanta avevano il mito del capitalismo". Un sogno deluso? "Non proprio - risponde Garami - diciamo che è stato un passaggio importante, c'é stato un cambiamento di mentalità. Gli imprenditori italiani, tedeschi e francesi sono arrivati e poi se ne sono andati. Noi abbiamo imparato e ora facciamo impresa".

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