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05 settembre 2008
Il seme della leggerezza
a cura di Cinematografo.it"Non riesco a vedere anche le cose più sgradevoli se non attraverso l'ironia", dice Corsicato. Che in Concorso porta una Marchesa von O allegra, ma non troppo
"Un'acuta esplorazione del femminile e un'attenta analisi dell'istituzione familiare, sul filo rosso dell'ironia". E' questo il ritorno al cinema di Pappi Corsicato, che a sette anni da Chimera, porta alla Mostra di Venezia - e in sala da oggi - Il seme della discordia, con Caterina Murino, Alessandro Gassman, Martina Stella, e Isabella Ferrari. Tra le commedie più divertenti al Lido, Il seme della discordia racconta di una coppia sposata, Gassman e Murino, tutta presa dalla carriera: lui rappresentante di fertilizzanti, lei commerciante alle prese con un concept store, devono affrontare un "misterioso" evento: la donna scopre di essere incinta proprio quando al marito viene diagnosticata l'infertilità...Ti sei ispirato a Heinrich von Kleist.E' un grande scrittore, La marchesa von O ha una verve ironica, che mi ha subito ispirato. Molto liberamente, mi sono riallacciato a quel nucleo forte sulle relazioni tra genitori e figli, con un'idea precaria della nascita.Protagoniste le donne?Isabella Ferrari, quattro figli avuti da uomini diversi che ugualmente l'hanno mollata, ha rotto i ponti con l'universo maschile, Caterina Murino è bella, determinata, ma…: inquadro le interazioni tra donne e uomini dal punto di vista femminile.Come hai lavorato con gli attori?La sfida è stata lavorarci in maniera opposta ai loro precedenti ruoli. Li ho trovati disponibili nel farsi reinventare e condurre in una nuova direzione: Caterina Murino è di una bellezza forte, oggettiva, ma non convenzionale, piena di sfaccettature; Isabella Ferrari è solare e spiritosa, Alessandro Gassman, di solito tombeur des femmes, è un marito un po' sfigato. Tutti sono stati molto bravi, in quella recitazione non naturalistica che è fondamentale per il mio cinema.Una pausa lunga: è cambiato qualcosa nel tuo cinema?Non credo, la mia potrebbe essere definita distorsione mentale: non riesco a vedere anche le cose più sgradevoli se non attraverso l'ironia, che sdrammatizza le pesantezze della vita. Per i miei personaggi nutro una profonda empatia, ma li guardo con spirito, senza alcun atteggiamento moralistico. Lascio l'ambiguità: ognuno può trarre la sua conclusione.Tratti anche il tema dell'aborto.La protagonista si trova a dover fare una scelta, ma questo e altri sono temi che si presterebbero a essere letti in chiave ben più seria o seriosa. Mentre tu…Io preferisco riflettere sulle cose con ironia. Della contemporaneità mi fa orrore che tutto venga sbattuto in faccia con violenza, ma dopo la prima reazione di sgomento, subentra l'anestesia.
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