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Il manifesto del Festival

07 maggio 2008

Portogallo indipendente

a cura di Cinematografo.it

Si è chiusa la quinta edizione di Indielisboa, festival di cinema indipendente. E' stato l'anno del cinema rumeno

Con la premiazione di domenica scorsa si è chiusa la quinta edizione dell’Indielisboa, che per dieci giorni ha fatto di Lisbona la capitale europea del cinema indipendente. Questo è stato l’anno del cinema rumeno. La menzione speciale ottenuta, nel concorso internazionale, dal corto Interior. Block of flats hallway del giovane regista Ciprian Alexandrescu, è stata ultimo sigillo al ricco e accurato programma che il festival ha scelto di dedicare al nuovo cinema rumeno, quello prodotto dal folto gruppo di giovani autori, ormai da qualche anno protagonisti ricorrenti dei maggiori festival e concorsi in giro per il continente. A cominciare proprio dal Festival di Cannes, luogo della prima scoperta o della conferma di registi come Conrneliu Poromboiu, Cristian Mungiu, o Cristian Nemescu (prematuramente scomparso in un incidente d’auto). L’incontro con i vari esponenti di questa nuova "primavera cinematografica rumena" è stata preziosa occasione per una più precisa collocazione critica del loro lavoro. Catalin Mitulescu ha per esempio smontato l’ipotesi, avanzata da molte parti, d’una nuova "vague" cinematografica rumena: "siamo più semplicemente una serie di persona che hanno frequentato tutti la stessa scuola e che hanno cominciato a fare film più o meno tutti nello stesso periodo: non credo si debba parlare di vague", e poi, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano ragione della severità del suo sguardo sulla Romania contemporanea, ha aggiunto: "il cinema che abbiamo fatto fin qui è un cinema di sfogo, sentivamo la necessità di dire delle cose, anche dure o sgradevoli, sul nostro paese; chissà che tra qualche mese, o anno non si cominci a fare film differenti". Altro motivo fondamentale della quinta edizione, la retrospettiva dedicata a José Luìs Guerin, filmaker spagnolo, da sempre abituato a produrre il suo cinema "al margine". Il regista ne esce riletto come imprevisto esponente dello stesso "cinema moderno" che negli anni quaranta nasceva dagli occhi e dalle mani di Roberto Rossellini e di Jean Renoir: il documentario s’intreccia con la sperimentazione e alla narrazione si sostituisce il discorso cinematografico puro. Moltissimi i film da ricordare, non solo tra i premiati. La lista potrebbe andare dai corti d’animazione (l’ironico Sleeping Betty di Claude Coutier, vincitore del premio del pubblico e figlio dello stesso National Film Board che produsse il genio sperimentale di Norman McLaren) ai lungometraggi sperimentali (estatico e coraggioso l’ungherese Tejùt di Benedii Fliegauf), dai documentari (su tutti il russo The mother di A. Cattin e Pavel Kostomarov, sulla dura sorte d’una donna allevatrice e di sua figlia in una Russia violenta e maschilista) ai più tradizionali film di finzione (come il cinese Night train di Diao Yinan, degno vincitore della Menzione Speciale.

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