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Il regista<br/>Olivier Marchal

16 aprile 2008

La missione di Marchal

a cura di Cinematografo.it

"In Francia si parla più di criminali che di vittime", dice il regista di 36. Che chiude la trilogia con MR 73

"Faccio questi film perché è la mia visione del mondo, perché ho storie di questo tipo da raccontare e perché il mio background da spettatore si è formato con i vari Melville e Corneau: MR 73 (in Italia dal 18 aprile con il titolo L'ultima missione, distribuito da Medusa in circa 200 copie, ndr) è l'opera che in qualche modo dovrebbe chiudere il cerchio iniziato con Gangsters e proseguito con 36 e nasce da un fatto realmente accaduto nell'82, io ero ancora un giovane poliziotto e il duplice omicidio di una coppia di genitori sconvolse letteralmente il paese, per la prima volta vidi piangere i miei colleghi". Parola di Olivier Marchal, al suo terzo lungometraggio dopo il grandioso successo di 36 - Quai des Orfevres , ancora una volta chiamato a rapportarsi con il suo passato da poliziotto in questa nuova rilettura del polar francese, ancora una volta mettendo sulle spalle di Daniel Auteuil ("l'unico attore francese in grado di interpretare qualsiasi ruolo - dice il regista -, con lui si è creato un rapporto di fiducia straordinario: nel film precedente abbiamo fatto i preliminari, stavolta l'amore"...) il carico di un'interpretazione sofferta, cupa e mai consolatoria: Louis Schneider è un poliziotto alcolizzato della Omicidi di Marsiglia, incorruttibile e perseverante, distrutto per un dramma familiare che non può dimenticare ma deciso a dare un volto al brutale assassino seriale che da qualche tempo tiene sotto scacco la città. Parallelamente, la giovane Justine (Olivia Bonamy), viene a sapere che l'omicida dei suoi genitori - condannato venticinque anni prima all'ergastolo - otterrà la libertà condizionata per buona condotta: Schneider era uno dei poliziotti presenti il giorno della sua cattura. "Ho voluto fare questo film per rendere omaggio alle tante vittime che molto spesso tendiamo a dimenticare - dice Olivier Marchal, che per il personaggio di Auteuil si è ispirato ad un suo vecchio collega finito quasi come un clochard -: soprattutto in Francia si finisce per parlare più dei criminali che delle persone rimaste uccise ed io, che da molti anni avrei voluto trasformare in film questo ricordo, ho portato sullo schermo un avvenimento che non potrò dimenticare, l'incontro con la ragazza che molto tempo prima aveva perso entrambi i genitori in quel modo orribile". Accolto mediamente bene dal pubblico (quasi 1 milione di euro in 3 settimane) ma non altrettanto dalla critica francese ("eccessivo nella rappresentazione, nell'uso della musica, caricaturale e non realista"), L'ultima missione potrebbe veramente rappresentare la fine di un percorso per Marchal, seriamente intenzionato a rapportarsi con nuove esperienze cinematografiche: "Ancora non lo so con certezza, anche perché alla fine l'ultima parola sui nuovi progetti spetta sempre a mia moglie (l'attrice Catherine Marchal, qui nei panni del superiore di Schneider, ndr), ma sto vagliando almeno un paio di ipotesi: da una parte c'è la sceneggiatura di un altro autore, una commedia sul rugby, dall'altra la possibilità di scrivere e dirigere un film incentrato sulla figura di un ex poliziotto, ora guardia del corpo di una piccola bambina, suggestione data dal racconto di un autista conosciuto personalmente, che due volte a settimana doveva accompagnare una bambina orfana di madre e con il papà in giro per il mondo per affari dallo psicologo". Evento speciale della manifestazione "Primavera del cinema francese" (15-21 aprile), organizzata a Roma dall'Ambasciata di Francia, L'ultima missione sarà presentato alla presenza del regista e delle due attriciprotagoniste questa sera al cinema Embassy (ingresso libero fino ad esaurimento posti) alle ore 20.30.

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