SCHEDA ARTISTA a cura di Cinematografo.it
Jack Palance
Vladimir PalahnuikNasce a LATTIMER MINES, Pennsylvania (USA) il 18-02-1919
BIOGRAFIA
Attore. La sua famiglia è di origine ucraina e abita in un distretto minerario della Pennsylvania. Jack si rifiuta di seguire le orme del padre minatore e si dà al pugilato, dove diviene noto come 'Jack Brazzo'. Durante la guerra, il bombardiere su cui vola precipita a terra; riesce a salvarsi ma ne esce col volto sfigurato. Proprio la cicatrice che gli rimarrà da questo incidente, e dalle varie operazioni plastiche che è costretto a subire, lo renderà un attore inconfondibile dalla grande forza interpretativa. Ha frequentato l'Università del North Carolina e si è laureato a in arte drammatica a Stanford. Prima di approdare al cinema, si cimenta col teatro raggiungendo ottimi risultati soprattutto con "A Streetcar Named Desire", di Tennessee Williams, insieme a Marlon Brando e Jessica Tandy. Il debutto cinematografico arriva con "Bandiera gialla" (1950), di Elia Kazan. Facendo tesoro della sua cruda esperienza maturata come soldato, unita alla forza della carriera da pugile, recita in numerosi film di guerra e d'azione, come: "Okinawa" (1951), di Lewis Milestone, al fianco di Richard Widmark; "So che mi ucciderai" (1952) di David Miller; è un pistolero crudele in "Il cavaliere della valle solitaria" (1953) di George Stevens; "La mano nell'ombra" (1954), di Hugo Fregonese, dove veste per la prima volta i panni del protagonista, e il classico film di guerra "Prima linea" (1956) di Robert Aldrich. La sua carriera è costellata da prove buone e meno buone; non abbandona mai definitivamente il teatro e compare di frequente anche in TV. Sbarca anche nel Belpaese prendendo parte a "Revak, lo schiavo di Cartagine", di Rudolph Maté, "Barabba" (1962), di Richard Fleischer, tratto dall'omonimo romanzo di Pär Lagerkvist, e "L'urlo dei giganti" (1968), diretto da León Klimovsky e Henry Mankiewicz. Successivamente, recita in numerosi film western, non tutti particolarmente brillanti. Ironia della sorte, dopo tantissime parti da omaccione duro e forte, nel 1991 è una commedia a conferirgli la tanto prestigiosa statuetta: per "Scappo dalla città - La vita, l'amore e le vacche" (1991), di Ron Underwood, ottiene l'Oscar come miglior attore non protagonista. Parlava sei lingue; amava dipingere e scrivere poesie, infatti "The Forest of Love" (1996) è il titolo della raccolta che ha pubblicato. La sua lunga carriera gli è valsa anche una stella nella nota 'Walk of Fame' di Hollywood. Si è sposato due volte e ha avuto tre figli. Hanno seguito tutti le orme del padre recitando almeno una volta al suo fianco. È morto all'età di 87 anni per cause naturali nella casa della figlia Holly, a Montecito in California.
FILMOGRAFIA
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